Ucraina: nel 2024 raddoppiati gli attacchi alle strutture educative
576 edifici tra scuole, asili e università sono stati danneggiati o distrutti
576 edifici tra scuole, asili e università sono stati danneggiati o distrutti
Dall'inizio dell'anno, circa 120.000 bambini[1] sono stati costretti ad abbandonare le loro case nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), a causa di un'ondata di terribili violenze nell’est del Paese. Lo dichiara Save the Children, ricordando che domenica alcune bombe sono esplose nella città di Chebumba, uccidendo almeno due adulti e ferendo quattro bambini. Ieri invece è stata attaccata la città di Minova, nel Sud Kivu, dove l’Organizzazione opera attraverso i suoi partner: le vie d'uscita dalla città sono attualmente interrotte e l'accesso agli aiuti umanitari bloccato. Il personale ha riferito di bambini feriti e di altri non accompagnati alla disperata ricerca dei loro genitori.
“Intorno alle 5 del mattino, gli spari hanno iniziato a riecheggiare a Minova e la gente è fuggita in tutte le direzioni. La maggior parte erano persone già sfollate, fuggite in precedenza dai conflitti, e si erano rifugiate a Minova - ha dichiarato David Okoni, che lavora presso un'organizzazione partner di Save the Children nella città - Molti hanno cercato di raggiungere Goma attraverso il lago, ma poiché i traghetti non erano in funzione, le persone sono rimaste bloccate senza un riparo adeguato e sono state costrette a dormire nelle scuole, a cielo aperto e persino in un magazzino.
“La situazione è terribile. I genitori non hanno cibo o acqua potabile per i loro figli, e i feriti dai proiettili non hanno accesso alle cure mediche perché anche gli operatori sanitari sono fuggiti per salvarsi. Ieri ci sono stati pesanti combattimenti nella città. Il nostro staff ha già incontrato bambini non accompagnati e separati dalle famiglie alla disperata ricerca dei loro genitori, anche se la portata della crisi è ancora sconosciuta”.
“Attualmente non è possibile accedere all'area perché i battelli non attraversano più il lago. È urgente che i civili che vogliono andarsene possano farlo e che gli aiuti umanitari possano raggiungere le famiglie sfollate che hanno un disperato bisogno di assistenza”.
Le province orientali del Nord e del Sud Kivu ospitano più di 4,6 milioni di sfollati e hanno visto un intenso aumento dei combattimenti dall'inizio del 2025. Secondo le Nazioni Unite, più di 230.000 persone[2] sono state sfollate di recente, con un picco di violenza nell'ultima settimana nelle città di Bweremana e Minova. Circa 113 persone – secondo l’Onu - sono state ferite e ricoverate in varie strutture sanitarie intorno a Goma, mentre la violenza continua.
Il conflitto nella RDC ha creato una delle più grandi crisi umanitarie del mondo, con quasi 7 milioni di persone, tra cui almeno 3,5 milioni di bambini, sfollati e più di 26 milioni di persone - ovvero una persona su quattro - che necessitano di assistenza umanitaria.
“I bambini si trovano in mezzo al fuoco incrociato e non c’è più tempo. L'accesso umanitario alle popolazioni già vulnerabili è stato bloccato – ha affermato Greg Ramm, Direttore di Save the Children in RDC -Esortiamo tutte le parti coinvolte nel conflitto a dare priorità alla protezione dei civili e a garantire un accesso umanitario illimitato. Ribadiamo il nostro appello alla comunità internazionale affinché intraprenda azioni immediate per affrontare la crisi umanitaria in rapida evoluzione nella RDC. Questo include fornire assistenza d'emergenza agli sfollati, sostenere gli sforzi per proteggere i civili e lavorare per una risoluzione pacifica del conflitto”.
Save the Children lavora nella RDC dal 1994 per rispondere ai bisogni umanitari legati all'arrivo dei rifugiati e allo sfollamento delle popolazioni a causa del conflitto armato nelle province orientali. L’Organizzazione ha intensificato la sua risposta umanitaria per sostenere i sistemi di assistenza esistenti, formando i leader locali e le comunità per prevenire e rispondere allo sfruttamento e all'abuso, e garantendo l'accesso all'assistenza sanitaria attraverso cliniche mobili. Sta inoltre sostenendo l’accesso all’istruzione di base dei bambini costruendo aule, formando insegnanti e distribuendo materiale didattico.
A Minova, nel Sud Kivu, Save the Children fornisce assistenza alimentare essenziale, opportunità di sostentamento, servizi di protezione e supporto educativo in collaborazione con organizzazioni nazionali. Inoltre, l'Organizzazione implementa attività sanitarie, nutrizionali, idriche e igienico-sanitarie attraverso un progetto con partner.
Per informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children
Tel. 3385791870 - 3316676827 - 3389625274 - 3409367952
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it
[1] I bambini rappresentano il 52% della popolazione della RDC. Con 230.000 nuovi sfollati secondo le Nazioni Unite, la maggior parte dei quali bambini, Save the Children ha calcolato che almeno 119.000 degli sfollati sono bambini
[2] https://www.unhcr.org/news/briefing-notes/escalating-violence-eastern-dr-congo-displaces-more-230-000-start-year
Dall’ottobre 2023, il conflitto tra Hezbollah e Israele ha ucciso più di 4.000 persone in Libano, tra cui 290 bambini, e ha provocato 1,2 milioni di sfollati, peggiorando una terribile crisi umanitaria in corso nel Paese. Più della metà dei 5,5 milioni di abitanti dipendeva già dagli aiuti umanitari per i bisogni primari prima dell’inizio del conflitto. L'Organizzazione chiede che il cessate il fuoco diventi definitivo e che ogni bambino in Libano abbia accesso all’assistenza e ai servizi essenziali.
L'Organizzazione è pronta ad espandere il proprio intervento e fornire ai bambini e alle loro famiglie beni di prima necessità, assistenza economica e sanitaria, vaccinazioni, spazi di apprendimento temporanei e istruzione non formale, servizi per la Salute Mentale e il Supporto Psicosociale (MHPSS). Pronti a partire anche i servizi per aiutare i minori non accompagnati a ricongiungersi con i proprio cari superstiti. Necessario un cessate il fuoco definitivo.
Per oltre 17.818 minori che sono stati uccisi questa pausa arriva troppo tardi e ai sopravvissuti è stata rubata l’infanzia. L’Organizzazione invita la comunità internazionale a garantire che le atrocità che i bambini palestinesi hanno subito negli ultimi 15 mesi non si ripetano mai più, affrontando anche le cause profonde della crisi decennale dei diritti dell'infanzia, ponendo fine all'occupazione, revocando il blocco su Gaza e creando le condizioni per una pace duratura e definitiva.
Nel mondo 160 milioni di minorenni nelle maglie dello sfruttamento lavorativo. In Italia si stima che siano coinvolti 336 mila bambini e ragazzi tra i 7 e i 15 anni
Crisi umanitaria gravissima, la comunità internazionale agisca rapidamente per proteggere i civili
Supporto riabilitativo inaccessibile a causa degli attacchi contro ospedali e operatori sanitari da parte delle forze israeliane e delle restrizioni all’ingresso di forniture mediche necessarie. L’Organizzazione - che con i suoi partner ha raggiunto oltre 1 milione di persone a Gaza in 50 località, fornendo beni di prima necessità – chiede ancora una volta un cessate il fuoco immediato e definitivo.
Nel 2024 656 persone morte o disperse durante il viaggio, il numero più alto dal 2014
Mentre migliaia di ettari continuano a bruciare nella contea di Los Angeles, minacciando le case, le scuole, le comunità e la salute dei bambini, l'Organizzazione sta distribuendo kit per l'igiene e per l'assistenza.
L'Organizzazione chiede che gli operatori umanitari e le forniture salvavita abbiano pieno e libero accesso nel Paese per combattere la malnutrizione e che la comunità internazionale aumenti i finanziamenti umanitari
L’Organizzazione chiede ai leader mondiali di affrontare le cause dell'insicurezza alimentare acuta e costruire sistemi sanitari, nutrizionali e di protezione sociale più resilienti
L’Organizzazione chiede a tutte le parti in conflitto di garantire che le scuole non siano bersaglio di attacchi o utilizzate come basi militari e che i bambini possano accedere a un'istruzione sicura e di qualità, indipendentemente da dove vivono.