Maternità e lavoro: 6 misure per conciliare lavoro e famiglia
Conciliare la vita famigliare con quella lavorativa per le mamme e i papà è molto spesso faticoso.
Le donne sono, però, coloro che subiscono di più questo disequilibrio, rinunciando a lavorare per riuscire a portare avanti la gravidanza e realizzare il sogno di avere una famiglia.
Le ragioni che portano a questa scelta sono molte, per esempio:
le discriminazioni sul lavoro;
la disparità nel carico di cura tra madri e padri;
la difficoltà pratica di sopperire alle esigenze domestiche e lavorative contemporaneamente.
6 MISURE PER CONCILIARE LAVORO E FAMIGLIA
La legislazione prevede alcuni strumenti per conciliare vita lavorativa e famigliare, nonostante ciò c’è ancora molta strada da fare per far sì che i neogenitori trovino l’equilibrio.
Smart working: detto anche lavoro agile, permette ai lavoratori di conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo,favorire la crescita della loro produttività. Le caratteristiche dello smart working sono la volontarietà dell’accordo, la flessibilità e la parità di trattamento economico e normativo. I permessi per l’allattamento in smart working dipendono dalla tipologia contrattuale di base della mamma lavoratrice. Per saperne di più: permessi per l’allattamento nelle varie tipologie contrattuali. Lo smart working del/la singolo/a lavoratore/trice è stabilito con un apposito accordo individuale tra azienda e dipendente. L’azienda è tenuta a riconoscere priorità alle richieste di smart working formulate da lavoratrici e lavoratori con figli fino a 12 anni di età ovvero senza alcun limite di età in caso di figli in condizioni di disabilità, da lavoratori con disabilità grave, da lavoratori caregivers.
Misure relative alla pubblica amministrazione: le disposizioni sullo smart working si applicano anche ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. Valgono dunque le stesse regole dei dipendenti privati.
Assegno unico e universale per i figli a carico: da marzo 2022 le famiglie con figli a carico hanno diritto a un sostegno economico, ovvero l'Assegno unico e universale (AUU), che ha sostituito le misure di sostegno alla natalità fino ad allora presenti (il premio alla nascita o all’adozione, gli assegni famigliari, il c.d. Bonus bebè, le detrazioni fiscali per i figli). L’Assegno unico spetta a ogni figlio minorenne a carico, a ogni figlio maggiorenne fino al compimento dei 21 anni al ricorrere di determinate condizioni [1], ai figli disabili a carico senza limiti di età. L’importo dell’Assegno viene determinato in base all’ISEE del nucleo familiare del figlio beneficiario (nel 2024 da un massimo di 199,4 euro per ciascun figlio minore con ISEE fino a 17.090,61 euro a un minimo di 57 euro per ciascun figlio minore in assenza di ISEE o con ISEE pari o superiore a 45.574,96 euro) e tenuto conto dell’età dei figli a carico. L’importo può essere maggiorato in alcuni casi specifici (si veda il sito dell’Inps). Essendo una misura universale, viene erogato anche in assenza di ISEE o nel caso di ISEE superiore alla soglia massima (di 45.574,96 euro nel 2024), ma in tali casi vengono corrisposti gli importi minimi previsti dalla normativa. L’AUU è erogato indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori e allo stesso tempo prevede una piccola maggiorazione (massimo 32,40 euro mensili) se entrambi i genitori sono lavoratori.
Richiesta di trasformazione del rapporto di lavoro in lavoro a tempo parziale in sostituzione del congedo parentale: tra le misure di conciliazione previste dalla legislazione, è previsto che il lavoratore può chiedere, per una sola volta, in luogo del congedo parentale od entro i limiti del congedo ancora spettante, la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale, purché con una riduzione d'orario non superiore al 50%. Il datore di lavoro deve attuare la richiesta entro 15 giorni.
Cessione dei riposi: sono le cosiddette ferie solidali, nelle quali un dipendente può cedere parte dei suoi riposi ad un collega.
Il Bonus Asilo Nido: In Italia i servizi educativi per la prima infanzia sono a carico dei singoli Comuni, la programmazione e le linee guida sono regionali e il sostegno centrale è stato finora sporadico. In attesa di un intervento strutturale e di un serio investimento nell’ampliamento dell’offerta dei servizi educativi alla prima infanzia di qualità in tutto il Paese, si rileva annualmente l’approvazione in Legge di Bilancio di misure a sostegno della genitorialità anche rivolte al sostegno delle rette dei nidi. A partire dal 2016 sono stati introdotti contributi statali per la copertura delle spese sostenute dalle famiglie per asili nido pubblici e privati, il c.d. Bonus Asilo Nido. Nel 2024 l’importo massimo del Bonus Asilo Nido è stato innalzato a 3.000 euro annui per i nuclei familiari con ISEE minorenni fino a 25.000 euro, a 2.500 euro per i nuclei familiari con ISEE minorenni da 25.001 euro a 40.000 euro e a 1.500 euro annui per i nuclei familiari con ISEE minorenni superiore a 40.000 euro. Per le modalità di richiesta suggeriamo il portale dell’INPS. In aggiunta, occorre controllare ulteriori sostegni al pagamento delle rette da parte della propria Regione, poiché in alcune Regioni si può ottenere la totale copertura della retta o un ulteriore bonus una tantum.
Come conciliare lavoro e famiglia: scheda di approfondimento
Tutte le schede della serie Maternità e lavoro.
Per approfondire il tema maternità e lavoro leggi l'ottava edizione del nostro rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2024”, che raccoglie importanti dati, e traccia un bilancio aggiornato delle molte sfide che le donne in Italia devono affrontare quando diventano mamme.
Gli articoli su diritti e tutele dei genitori lavoratori
- Diritti e tutele per le lavoratrici dipendenti
- Diritti e tutele per le lavoratrici dipendenti a tempo determinato
- Diritti e tutele per le lavoratrici part-time
- Diritti e tutele per le lavoratrici autonome
- Diritti e tutele in caso di violazioni
- Diritti e tutele per papà lavoratori
Per qualsiasi informazione aggiuntiva rifarsi al sito dell'INPS.
Note:
[1] L’assegno viene erogato fino al compimento dei 21 anni a condizione che il figlio frequenti un corso di formazione scolastica o professionale, o un corso di laurea; svolga un tirocinio o un’attività lavorativa e possieda un reddito complessivo inferiore a 8mila euro annui; sia registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego; svolga il servizio civile universale.