Referendum sulla cittadinanza: riguarda anche i bambini

Giuliano Del Gatto per Save the Children
Nel referendum dell’8 e 9 giugno un quesito chiederà a chi vota se è d’accordo a dimezzare, portando da 10 a 5, gli anni di residenza regolare nel Paese necessari ai maggiorenni con cittadinanza non EU per richiedere la cittadinanza italiana. È bene sapere che questa scelta riguarda da vicino i bambini, le bambine e gli adolescenti, e che l’esito del referendum influirà (anche) sul loro futuro.
Cosa cambia con il referendum sulla cittadinanza?
La normativa sulla cittadinanza, L. 91/1992, rispecchia una realtà demografica e sociale ormai superata ed è imperniata sullo ius sanguinis (acquisizione per discendenza da cittadino/a italiano/a) e sulla naturalizzazione a seguito, appunto, di almeno 10 anni di residenza (5 per rifugiati e apolidi).
Nel far questo, la legge non tiene conto dell’esperienza personale di bambini e bambine, adolescenti con background migratorio che vivono in Italia. Che siano nati qui, o arrivati, anche molto piccoli, al seguito della propria famiglia, i minorenni non hanno modo di acquisire autonomamente la cittadinanza italiana, sono perciò legati al destino e allo status dei loro genitori.
Per gli stessi adulti, i tempi per diventare cittadini vanno ben oltre i 10 anni previsti come presupposto della domanda, a questi si sommano infatti le lungaggini della fase di esame e della successiva procedura di registrazione e giuramento. La stessa attesa riguarda, di conseguenza, i figli più piccoli o adolescenti, che nel frattempo, per anni, frequentano le scuole e condividono le altre esperienze dei coetanei italiani, ma senza avere diritti di cittadini e cittadine.
Si può arrivare ad attendere anche 13-14 anni dall’inizio della residenza regolare dei genitori. Una vita, per un minorenne. In questa situazione, la modifica portata dal "SI" e dal raggiungimento del quorum garantirebbe anche un ampliamento del numero di bambini e adolescenti che acquisirebbero la cittadinanza come conseguenza di quella dei loro genitori.
Quanti minori senza cittadinanza italiana vivono in Italia?
Sappiamo di parlare di oltre un milione di bambini, bambine e adolescenti. Secondo gli ultimi dati disponibili, nell’anno scolastico 2022/2023 [1] gli alunni in età scolare erano 914.860, pari all’11,2% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Più della metà di loro frequentava il primo ciclo di istruzione, con un incremento di ben 42.500 unità (+4,9%) rispetto all’anno precedente. Tra gli studenti senza cittadinanza, la percentuale dei nati in Italia è del 65,4%.
Molti tra i beneficiari della modifica normativa proposta dal quesito referendario, sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Proprio loro hanno il diritto di sognare e progettare concretamente il proprio futuro in Italia, senza attendere tempi lunghissimi, senza scontrarsi con le barriere formali e psicologiche che la mancanza di un passaporto italiano impone loro, a dispetto della loro vita quotidiana nel Paese.
Vorremmo che potessero viaggiare all’estero in gita scolastica con i loro compagni di classe senza fare una fila diversa in aeroporto o dover faticare per un visto, accedere a una borsa di studio, al programma Erasmus, fare uno stage in un altro paese europeo. Non perdere giorni di scuola per andare in Questura a rinnovare il permesso di soggiorno (in genere almeno due giorni, sempre lavorativi, sempre la mattina presto, durante l’orario scolastico). E, giunti a 18 anni, votare.
Non avere un passaporto italiano incide anche sulla capacità di immaginarsi. Per uno studio che abbiamo realizzato nel 2023 per il nostro rapporto “Il mondo in una classe” abbiamo coinvolto oltre 6.000 studenti tra i 10 e i 17 anni, che frequentano la scuola di primo e secondo grado in cinque città (Catania, Milano, Napoli, Roma e Torino): da quanto è emerso la cittadinanza italiana sembra influire positivamente sul livello di istruzione più alto che gli studenti si aspettano di raggiungere. Ad esempio, il 45,5% degli studenti italiani intervistati ritiene di poter ottenere un diploma di laurea, un master o un dottorato. Questo dato scende di quasi dieci punti (al 35,7%) per gli studenti con background migratorio senza cittadinanza.
Dalla parte dei bambini, italiani di fatto ma non di diritto
Il dimezzamento a 5 anni dei tempi richiesti per la domanda di cittadinanza parificherebbe l’Italia, sotto questo aspetto, ad altri paesi europei – tra cui la Francia, la Germania, i Paesi Bassi, la Svezia [2].
Non sarebbe ancora la riforma che chiediamo da anni: un vero e proprio ripensamento del sistema, che abbia al centro lo ius soli temperato, ossia la possibilità di diventare italiani se nati in Italia da genitori regolarmente residenti, e percorsi facilitati per chi è nato o nata qui. Riforma per la quale continueremo a impegnarci anche in futuro. Ma la modifica prodotta dal "SI", in caso di raggiungimento del quorum, sarebbe senza dubbio un passo avanti sostanziale, con conseguenze concrete e fortemente positive per i bambini, le bambine e gli adolescenti con background migratorio.
Sarebbe un bel risultato per l’attivismo delle associazioni dei giovani nuovi italiani che hanno promosso il referendum, raccogliendo a settembre oltre 637mila firme: un impegno che è anche richiesta di partecipazione, di coesione, di appartenenza.
Una manifestazione della capacità dei più giovani di affermare valori e diritti chiedendo un cambiamento.
Per questi motivi, come Save the Children supportiamo il SI al referendum: dalla parte dei bambini e delle bambine, italiani di fatto ma non di diritto.
Continua ad approfondire:
- Rapporto "Il mondo in una classe"
- La campagna "Bambini italiani senza cittadinanza"
Per saperne di più sulle riforme della legge di cittadinanza, come si ottiene la cittadinanza in Italia e negli altri Paesi Europei, ti invitiamo a leggere i nostri articoli:
- Riforma Cittadinanza: gli studenti di origine straniera in Italia,
- Ius Scholae: cosa prevede e perché è un’opportunità di uguaglianza,
- Ius Soli, Ius Sanguinis, Ius Scholae e Ius Culturae: quali sono le differenze.
Note:
[1] https://www.mim.gov.it/documents/20182/8426729/NOTIZIARIO_Stranieri_2223.pdf/d5e2aa0c-cbde-b756-646d-a5279e2b980d?version=1.0&t=1723104803484
[2] https://www.ilpost.it/2024/09/25/regole-cittadinanza-paesi-europei/