Maternità e lavoro: i diritti delle lavoratrici dipendenti a tempo determinato
In questo articolo scopriamo come funzionano e quali sono le tutele e i diritti per le mamme lavoratrici con contratto a tempo determinato attualmente in vigore.
Sempre più donne si trasformano in mamme equilibriste nel tentativo di conciliare famiglia e lavoro, ma la legislazione prevede degli strumenti a loro supporto.
DIRITTI E TUTELE PER MAMME LAVORATRICI DIPENDENTI A TEMPO DETERMINATO
Vediamo, dunque, cosa offre e prevede la normativa vigente alle mamme lavoratrici a tempo determinato:
Sicurezza e salute della madre lavoratrice: il datore di lavoro ha l’obbligo di rispettare i divieti imposti alla madre lavoratrice che le permettono di continuare a svolgere la sua mansione senza mettere a rischio la salute propria e del suo bambino. Le tutele si applicano in caso di lavori pericolosi, di fatica e insalubri, ma anche per orari di lavoro notturni. L’attuazione delle tutele avviene tramite la modifica delle mansioni ed eventuale spostamento. L’inosservanza di queste tutele da parte del datore è punibile con l’arresto fino a 6 mesi.
Congedo di maternità: il congedo di maternità è un periodo, flessibile, di astensione obbligatoria dal lavoro. Le lavoratrici a tempo determinato hanno gli stessi diritti delle donne assunte con contratto a tempo indeterminato, senza eccezioni. Quindi, spettano loro tutti i periodi di astensione obbligatoria (5 mesi) o facoltativa e le correlative indennità erogate dall’Inps. Tuttavia, a seconda che il contratto scada durante il periodo di congedo o prima del periodo di congedo, ed entro quanto tempo, si applicano diverse discipline.
Indennità: per il periodo del congedo di maternità è prevista un’indennità giornaliera pari all’80% della retribuzione (ultima retribuzione percepita) per tutto periodo del congedo stesso.
Congedo parentale: in sintesi è l’astensione facoltativa dei genitori per un periodo di massimo 10 mesi elevabili a 11 se il padre lavoratore si astiene dal lavoro per un periodo, continuativo o frazionato, di almeno tre mesi, nei primi 12 anni di vita del bambino. Il congedo parentale può essere richiesto dalla madre e dal padre lavoratore per un periodo continuativo o frazionato di massimo 6 mesi ed è retribuito al 30%. La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto la possibilità per i neogenitori di fruire di un mese di congedo parentale retribuito all’80% dello stipendio e la Legge di Bilancio 2024 ha esteso il periodo a 2 mesi (dal 2025 il secondo mese sarà retribuito al 60%), ma questa possibilità riguarda i genitori di bambini fino a 6 anni che abbiano avuto un bambino nel 2024.
Permessi di riposo: per le mamme lavoratrici dipendenti sono previsti dei periodi di riposo per l’allattamento e in caso di handicap gravi del proprio figlio. L'attuazione dei permessi di riposo deve essere concordata con il datore di lavoro tenendo conto delle esigenze di servizio.
Congedo per malattia del figlio: i genitori (alternativamente) hanno diritto ad astenersi dal lavoro per tutta la durata della malattia del figlio fino ai suoi 3 anni. Dai 3 agli 8 anni del figlio l’astensione è di massimo 5 giorni l’anno. Il congedo per malattia del figlio non è retribuito.
ESSERE MAMME LAVORATRICI IN ITALIA
L’Italia è prima in Europa per anzianità delle donne al parto, con una media di 32,5anni. Questa scelta è dettata da diverse ragioni. Tra quelle oggettive, che prescindono dalle scelte propriamente personali, le ragioni per le quali le madri scelgono di avere un figlio sempre più tardi vi è la grande difficoltà di riuscire a conciliare la vita famigliare con quella lavorativa.
In Italia molte rinunciano alla carriera professionale, dato confermato dall’alto tasso di disoccupazione e di inattività delle donne, e in particolare delle madri, tra i più alti del continente. Ciò a causa delle discriminazioni radicate nel mondo del lavoro, un forte squilibrio nei carichi famigliari, le poche possibilità di trovare un equilibrio tra impegni lavorativi e famigliari.
Come emerso dalle testimonianze raccolte tramite i programmi territoriali, nonché sui nostri canali social, molte donne in Italia percepiscono le forti discriminazioni nei loro confronti che le condizionano a vedere la famiglia e il lavoro come due cose distinte e inconciliabili, se scegli uno rinunci all’altro.
Come scrive L. F.: “Sarebbe bello poter dire a mia figlia che una donna non deve rinunciare alla propria carriera per realizzare il desiderio di avere un figlio e viceversa...purtroppo dovrò insegnarle che una donna, a parità di capacità con un uomo, verrà sempre discriminata nel momento in cui "si ferma" per una gravidanza.”
In Italia c’è ancora molta strada da fare per far sì che le donne, ma anche i padri, possano iniziare il progetto di una famiglia senza dover rinunciare a nulla e sentendosi tutelati e rispettati pienamente.
Per approfondire il tema maternità e lavoro leggi l'ottava edizione del nostro rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2024”, che raccoglie importanti dati, e traccia un bilancio aggiornato delle molte sfide che le donne in Italia devono affrontare quando diventano mamme.
Gli articoli su diritti e tutele dei genitori lavoratori
Per qualsiasi informazione aggiuntiva rifarsi al sito dell’INPS.