Emergenza educazione per i bambini siriani: la storia di Rowan, rifugiata in Grecia
Ieri si è concluso a Istanbul il primo World Humanitarian Summit: in risposta alla più grande ondata migratoria dalla Seconda Guerra Mondiale, di cui i rifugiati sono 19,5 milioni e di questi, quasi la metà, 7,5 milioni, sono bambini, chiediamo che l’educazione scolastica non sia tralasciata in questo contesto emergenziale.
Vi raccontiamo come vive Rowan, una bambina siriana che vive da rifugiata in Grecia, l'esclusione dalla vita scolastica.
Rowan non ricorda l'ultima volta in cui ha visto la sua scuola
Al campo profughi di Cherso, nel nord della Grecia, Rowan frequenta uno degli “Spazi a misura di bambino” che abbiamo creato per accogliere i minori migranti e rendere la loro involontaria permanenza in questo dimenticato angolo d’Europa un luogo dove continuare a sentirsi bambini.
È questo il desiderio più grande di Rowan: continuare ad essere la bambina che andava tutti i giorni a scuola, giocava con i suoi migliori amici, due fratelli Adrian e Mohammed e una bambina di nome Eva, che ricorda benissimo e di cui non sa più nulla dal giorno in cui suo fratello ha perso il telefono, ultimo punto di contatto con la sua casa ad Aleppo, nella traversata dalla Turchia alla Grecia.
Rowan ha 12 anni e ha dovuto abbandonare quattro anni fa, con la sua famiglia, una Siria travolta da guerra e macerie: era al secondo anno di scuola elementare, non riesce a ricordare il giorno esatto in cui ha abbandonato la sua amata scuola per fuggire dalle bombe mentre non dimentica tutti i giorni precedenti… i complimenti e i regali che riceveva dalla sua famiglia dopo le recite scolastiche, a scuola, ad esempio.
Rowan fa parte di quei 3,5 milioni di bambini rifugiati nel mondo che non può frequentare una scuola e soprattutto della maggioranza di questi (tre quarti) che ha dichiarato, secondo un nostro studio, quanto andare a scuola sia il loro primo pensiero.
A Rowan non mancano i compiti dei sonnolenti pomeriggi a casa quanto condividere lo studio e l’apprendimento con tutti gli altri bambini come lei: avrebbe voluto imparare l’inglese, a leggere e scrivere meglio, eppure in Siria “mi divertivo a incontrare gli altri bambini ogni giorno, giocando e imparando insieme.” L’unica cosa che ama fare da sola è dipingere.
“Qui giochiamo con le bambole e saltiamo la corda. Non c’è molto altro da fare. Mi piace disegnare e dipingere perché posso disegnare (immaginare) tutte le cose che non ho, come una casa tra le montagne, con la mia famiglia. Voglio diventare una pittrice”
È per questo che non ci accontentiamo di farli studiare e giocare: vogliamo riportarli a scuola, ricreare un contesto educativo socializzante per quanto possibile in luoghi di emergenza, perché l’educazione è un servizio di base come la nutrizione e la salute in modo che, una volta fuori dal campo, possano ritrovare un futuro non interrotto.
Secondo l'ultima ricerca che abbiamo condotto i bambini rifugiati in Grecia restano esclusi dall'educazione scolastica per 1,5 anni in media. Permettiamo a più di 125.000 bambini di seguire percorsi educativi negli “Spazi a misura di bambini” e attualmente stiamo ampliando le nostre attività di apprendimento per fornire ai bambini rifugiati e migranti l’accesso all’educazione di base creando delle vere e proprie classi di frequenza.