Riforma Cittadinanza: gli studenti di origine straniera in Italia
Giuliano Del Gatto per Save the Children
Con l’inizio dell’anno scolastico, quasi un milione di studenti di origine straniera è pronto a rientrare in classe, il 65,4% di loro è nato in Italia. La scuola rappresenta lo spazio principale di incontro tra studenti e studentesse con provenienze diverse e, seppure spesso con pochi mezzi, oggi è diventata la principale palestra di cittadinanza.
In queste ultime settimane si è riacceso il dibattito sulla possibilità di riforma della legge sulla cittadinanza. È fondamentale riconoscere la cittadinanza italiana ai minori che nascono e crescono nel nostro Paese e sostenere le scuole nei percorsi di inclusione.
Riforma Cittadinanza: chi sono gli studenti con cittadinanza non italiana?
Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Ufficio Statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito*, nell’a.s. 2022/23 nelle nostre scuole sono 914.860 gli studenti e le studentesse con cittadinanza non italiana: rappresentano l’11,2% del totale degli alunni in Italia. Solo il 15,5% delle scuole italiane non registra la presenza di alunni di origine straniera.
Gli alunni con cittadinanza non italiana, sul totale degli iscritti, sono:
- 12,5% nella scuola dell’infanzia,
- 13,3% nella scuola primaria,
- 11,7% nella scuola secondaria di I grado,
- 8,4 nella scuola secondaria di II grado.
Il 44,4% degli studenti con cittadinanza non italiana è di origine europea e provengono da circa 200 Paesi: in testa la Romania, seguita da Albania, Marocco, Cina, Ucraina.
Studenti di origine straniera in Italia: distribuzione geografica
In Veneto e in Umbria la percentuale dei nati nel nostro Paese è la più alta. In Veneto raggiunge il 71,2%, mentre in Umbria il 69,9%.
Ma la presenza dei minori stranieri non è omogenea sul territorio nazionale. Si concentra nelle regioni del Nord (65,2%), a seguire il Centro (23,3%) e il Sud (11,5%). In termini assoluti la Lombardia ha il numero più alto di studenti con cittadinanza non italiana (231.819), mentre in termini percentuali l’Emilia-Romagna registra il valore più alto sul totale degli studenti (18,4%). Sempre in termini percentuali, le province di Prato (28%), Piacenza (25,2%) e Parma (21,3%) registrano il valore più alto di studenti di origine straniera.
Senso di appartenenza e aspirazioni per il futuro
In una fase delicata come quella della crescita, la cittadinanza è fondamentale per rafforzare il senso di appartenenza alla comunità nella quale si cresce e spingere avanti le aspirazioni per il futuro.
La mancanza della cittadinanza ha degli effetti negativi: dai più pratici, come ad esempio, la partecipazione alle gite o ai soggiorni educativi all’estero, gli scambi culturali e le competizioni sportive, fino alle conseguenze nel maturare un senso di appartenenza alla comunità nella quale si vive.
Abbiamo condotto recentemente un’indagine nazionale sulla povertà minorile e le aspirazioni, “Domani (Im)possibili”, sviluppata su un campione rappresentativo di 15-16enni che vivono in Italia. L’analisi ha rilevato che, se l’aspirazione di trasferirsi all’estero è condivisa da un numero rilevante di adolescenti di origine italiana, il 34,9%, i ragazzi e ragazze di seconda generazione che pensa a un futuro fuori dall’Italia raggiunge il 58,7%. Anche tra i minori migranti di prima generazione una buona parte aspira a trasferirsi all’estero ma in percentuale minore, cioè il 42%, probabilmente perché ancora legati alla speranza di poter realizzare i propri sogni in Italia. È un dato particolarmente preoccupante per un Paese come il nostro che attraversa una gravissima crisi demografica.
Altri segnali di disagio erano stati già evidenziati lo scorso anno nel Report “Il mondo in una classe”, l’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane condotta tra 6 mila studenti di 10-17 anni che frequentano la scuola primaria e secondaria di I e II grado in cinque città italiane (Catania, Milano, Napoli, Roma e Torino). Dallo studio emergeva come gli studenti senza cittadinanza italiana avvertono più dei coetanei un senso di estraneità alla comunità scolastica. Ad esempio, alla domanda “Ti senti parte della tua scuola?” il 17,9% degli studenti con background migratorio senza cittadinanza italiana afferma di non sentirsi mai o quasi mai parte. Tale percentuale scende al 13,8% degli studenti con background migratorio e con cittadinanza italiana e al 10,6% per i coetanei con entrambi i genitori italiani.
Riconoscere la cittadinanza italiana ai minori che nascono e crescono in Italia
“L’attuale legge sulla cittadinanza, vecchia di trent’anni, non fotografa più il Paese che incontriamo ogni volta che entriamo in una aula scolastica. Sono anni che, assieme a tante organizzazioni civiche, chiediamo al Parlamento di rivedere questa legge per dare piena cittadinanza ai bambini e alle bambine che nascono o arrivano da piccoli nel nostro Paese. Questa riforma è una opportunità che il nostro Paese non può perdere e per questo Save the Children ha lanciato già un anno fa una petizione per la cittadinanza. Allo stesso tempo, c’è bisogno di assicurare un sostegno concreto e continuativo alle scuole per favorire i processi di inclusione, potenziando l’offerta scolastica ed extrascolastica sin dalla prima infanzia, in particolare dove si concentra la presenza dei minori con background migratorio” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice ricerca Save the Children.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa.
Per saperne di più sulle riforme della legge di cittadinanza, come si ottiene la cittadinanza in Italia e negli altri Paesi Europei, ti invitiamo a leggere i nostri articoli:
- Ius Scholae: cosa prevede e perché è un’opportunità di uguaglianza,
- Ius Soli, Ius Sanguinis, Ius Scholae e Ius Culturae: quali sono le differenze.
Note:
* Ministero dell’Istruzione e del Merito, Ufficio di Statistica, Gli alunni con cittadinanza non italiana a.s. 2022-2023, Agosto 2024.