L'esperienza di Benedetta al Villaggio di Save the Children
Nel mese di giugno è venuta a farci visita nel Villaggio di Save the Children ad Expo una studentessa liceale di Grosseto.
Ha cominciato la sua visita vestendo i panni di un bambino di un paese lontano provando le difficoltà che ogni giorno doveva affrontare.
Ha visto così gli effetti che la malnutrizione aveva causato al bimbo e, attraverso simulazioni e installazioni, ha provato a cambiare la sua vita.
Quando ci siamo salutati Benedetta ci ha detto che avrebbe parlato di noi e di questa particolare esperienza nella sua tesina di maturità, focalizzata sugli squilibri alimentari. Aveva trovato un’ispirazione per arricchire il suo percorso di studi. Come promesso, ad esami conclusi, Benedetta ci ha scritto di aver ricevuto i risultati: diplomata con 98/100!
La testimonianza di Benedetta
Nel villaggio abbiamo scelto di seguire il percorso di Bayutu, bambino etiope che ho riportato anche a conclusione della mia tesina, dedicata all'esperienza contemporanea e di grande impronta sociale che è Expo 2015. Ho cercato di tralasciare quelli che sono gli argomenti di polemica e di maggior dibattito di questo ultimo periodo.
Mi sono concentrata sul messaggio che in fondo questa esperienza globale vuole trasmettere: una ricerca consapevole che ognuno di noi può svolgere nel proprio piccolo per cercare di eliminare gli squilibri alimentari che da anni affliggono il nostro pianeta: dalle morti per malnutrizione come eccesso di cibo, fino all'altra faccia della medaglia: la totale mancanza di una alimentazione adeguata.
Per questo ho scelto di porre a conclusione l'esperienza che il villaggio di Save the Children mi ha permesso di vivere: quella di Bayutu, solo uno dei milioni di bambini che muoiono ogni anno per mancanza di cibo, il contributo essenziale di quelle persone che hanno deciso di dedicare un po' di se stessi per aiutare questi bambini, senza scopo alcuno, per cercare di dare un futuro, un orizzonte nuovo ai più piccoli, per cercare di essere il cambiamento e per incitare anche volontariamente gli altri ad esserlo: BE the change, uno slogan, un invito che auspica la solidarietà e di impatto sicuramente importante.
Assieme allo slowfood, altro aspetto portante della mia esperienza ad Expo, al ritorno cioè al mangiar sano, tradizionale, in quantità adeguate e mai sproporzionate, al ritorno alla alimentazione come un tempo, possiamo, e ne sono convinta, essere questo cambiamento.
Boicottando l'impulso crescente delle multinazionali a diffondere uno stesso alimento artificiale, grasso e molto spesso dannoso in tutto il mondo, a prescindere dalle culture e dalle tradizioni. Una nuova abitudine alimentare, lo slowfood e la biodiversità, il contributo volontario nei confronti di chi da solo non ce la può fare (in primis i bambini appunto) diventa sostanziale.
Per questo credo fermamente in ciò che ho voluto portare in tesina... ho voluto lasciare un messaggio, al di là dell'esposizione in sé.
E personalmente mi sentirei pronta a prendere parte alla vostra bellissima iniziativa, magari prendendomi un anno da dedicare al servizio civile insieme a voi.
Continuando a riflettere sul mio futuro, ma con la consapevolezza nel frattempo di dare un po' del mio tempo agli altri.