Every Last Child, la nuova campagna per salvare i bambini più vulnerabili
Oggi tutta Save the Children a livello globale parla con una sola voce elancia la campagna Every Last Child. Nel mondo quasi 6 milioni di bambini muoiono ogni anno per malattie facilmente curabili e prevenibili. E 58 milioni non vanno a scuola, senza possibilità di costruirsi un futuro.
Sono i bambini più vulnerabili. Quelli lasciati indietro dai progressi degli ultimi decenni nell’accesso alle cure sanitarie e all’educazione. Sono gli invisibili e i dimenticati. Quelli che nascono e vivono in paesi in guerra o semplicemente nel posto sbagliato.
Sono i più poveri tra i poveri; discriminati perché bambine, migranti e rifugiati, disabili o appartenenti a minoranze etniche e religiose. Quelli che non hanno le cose che ogni bambino dovrebbe avere: cibo adeguato, acqua, un dottore, medicine, una scuola dove crescere e imparare.
Con questa campagna, e le iniziative di programma sul campo, faremo di tutto per salvare i bambini più vulnerabili! Oggi, in particolare, vogliamo rivolgerci a un’audience globale e convincerla ad agire con noi per abbattere le barriere che impediscono ancora a troppi bambini di sopravvivere e di sviluppare il loro potenziale.
Molte le iniziative in corso in oltre 80 paesi, dal lancio del nuovo rapporto, alla maratona digitale di 24 ore lungo vari fusi orari, a eventi e stunt con tanti bambini in azione. Inoltre il nuovo rapporto Every Last Child ci aiuta a comprendere chi sono, dove vivono i bambini ultimi fra gli ultimi, cosa significa vivere questa disperante condizione, perché questo ancora succede.
Bambini come Delphine, che, nella lotteria della vita, ha pescato un biglietto perdente e vive con il padre e 2 fratelli in un’unica stanza, in una capanna a Mbuji Mayi, una cittadina mineraria nella Repubblica Democratica del Congo.
Ogni giorno passa davanti alla scuola, dove non va perché il padre non ha i soldi per la retta, mentre cammina in cerca di qualche lavoretto per aiutare la famiglia. Eppure, in un certo senso, Delphine è stata almeno più fortunata degli altri tre suoi fratelli, tutti morti entro l’anno di vita a causa di malattie che sarebbero facilmente curabili.
Evidentemente nessuno di loro è stato neanche sfiorato dagli innegabili miglioramenti che hanno portato al dimezzamento della mortalità infantile e alla riduzione del numero di bambini fuori dalla scuola, dal 1990 ad oggi. Come Delphine, sono milioni i bambini e adolescenti rimasti indietro, per un mix perverso di povertà e discriminazione legati al genere, alla disabilità, all’appartenenza etnica o religiosa. Solo cambiando le loro vite potremo tagliare il traguardo dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile nel 2030.
Sennò non ci sarà un mondo migliore per tutti e avremo fallito. Per questo dobbiamo concentrare i nostri sforzi sui bambini ultimi e più vulnerabili. E fare tutto il possibile per salvarli. Ma cosa significa in concreto?
Significa proseguire nel lavoro fatto con la campagna Every One, attraverso i tanti progetti di salute e nutrizione ma estendendo il nostro raggio di azione all’educazione - che è una formidabile arma di contrasto alla povertà e discriminazione - e migliorando la qualità e l’impatto dei nostri interventi, come previsto nella nuova strategia Ambition for Children 2030.
Questa è la nostra promessa che oggi facciamo pubblicamente e con la quale contribuiremo all’obiettivo di sviluppo sostenibile di prevenire 600.000 morti infantili e portare a scuola 50 milioni di bambini in più, entro il 2030.