8° Rapporto CRC Infanzia senza diritti, un bilancio a quindici anni dalla prima edizione
Nell’ambito delle attività di monitoraggio delle politiche per l’infanzia come Save the Children coordiniamo il Gruppo CRC, un coordinamento di 90 associazioni che ogni anno scrivono un Rapporto sullo stato di attuazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) in Italia. A quindici anni dal primo Rapporto povertà, carenza di servizi e mancanza di coordinamento delle strutture preposte alla tutela restano i problemi principali che impediscono la piena attuazione della Convenzione Onu in Italia.
Il Rapporto di quest’anno potrebbe chiamarsi bambini senza diritti: si legge infatti che 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica e 1 su 100 è vittima di maltrattamenti, 1 su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità, 1 su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria, 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Per quanto riguarda i servizi socio-educativi, il Rapporto evidenzia che più di 8 bambini su 10 non possono usufruirne nei primi tre anni di vita, 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni e che nel 2013 in Italia sono andati al nido solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni.
E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia 5,6%; la Puglia 4,4%; la Campania 2,7% e la Calabria 2,1%.
Riguardo le difficoltà economiche di molte famiglie con minori, la coordinatrice del Gruppo CRC Arianna Saulini ha ricordato che la povertà minorile in Italia è in continuo aumento - dal 2012 al 2013 i minori in condizioni di povertà assoluta sono passati da 1.058.000 (10,3%) a 1.434.000 (13,8%) – e ha ribadito l’urgenza di un Piano nazionale di contrasto alla povertà, che tenga in debita considerazione le famiglie con figli minorenni. “Ci sono bambini che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne compromettono lo sviluppo fisico, mentale scolastico, relazionale – ha sottolineato Saulini, durante la presentazione del Rapporto a giugno, ribadendo la necessità che il prossimo Piano Nazionale Infanzia dedichi speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, che vengano realizzate politiche adeguate per superare il divario territoriale nell’offerta educativa e di costruire un qualificato sistema integrato per l’infanzia e l’adolescenza, impegnando adeguati e stabili investimenti finanziari e introducendo un meccanismo permanente di monitoraggio della spesa.
I problemi che riguardano i bambini non sono solo economici, ma anche di raccolta e coordinamento delle informazioni che li riguardano.
Così, per i bambini privi di un ambiente familiare, gli stessi dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali presentano lacune e incongruenze. Sappiamo infatti che al 31 dicembre 2012 i minorenni affidati a parenti erano 6.750, quelli affidati a terzi 7.444, per un totale complessivo di 14.191 affidamenti familiari, e che i minori inseriti in comunità erano 14.255, ma poco o nulla sappiamo sul perché dell’allontanamento dalla famiglia e sui motivi che hanno portato a scegliere l’accoglienza in comunità o l’affido, il tipo di struttura di accoglienza e i tempi di permanenza.
Alla mancanza di chiarezza si aggiunge il fatto che molte Regioni non forniscono i dati, che quelli del Ministero del Lavoro e del Dipartimento per la Giustizia Minorile sugli affidamenti familiari consensuali o giudiziari presentano incongruenze e che la Banca Dati Nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione è operativa soltanto in 11 Tribunali per i Minorenni sui 29 esistenti.
I dati, presentati a giugno alla presenza del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, dimostrano che siamo ancora lontani dall’aver realizzato quel sistema organico di politiche per l’infanzia su cui il nostro paese si era impegnato con la ratifica della Convenzione. Basti pensare che per l’allocazione delle risorse economiche dedicate all’infanzia e l’adolescenza non esiste ancora un monitoraggio a livello istituzionale e manca una strategia nazionale di lungo periodo.
Per questo le associazioni CRC hanno chiesto al Governo un Piano Infanzia in cui le azioni e le priorità fossero ben definite e supportate da un adeguato impegno economico come primo passo per rimettere al centro dell’agenda politica le politiche per l’infanzia. Il Coordinamento Gruppo CRC