Siria: ogni giorno 37 civili uccisi, nell'est Ghouta sono 600 le persone uccise e 2000 i feriti
Vogliamo alzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle terribili condizioni di vita dei bambini intrappolati nel conflitto, attraverso il rapporto “Voci dalle aree del pericolo” e lanciando una provocatoria app dal titolo “La guerra non è un gioco” (scaricabile al link www.savethechildren.it/la-guerra-non-e-un-gioco), con cui le persone vengono invitate a chiedersi cosa farebbero se la loro città e la loro casa venissero bombardate e come proteggerebbero i propri figli.
Nelle “de-escalation zone” della Siria, ogni giorno almeno 37 civili sono rimasti uccisi da armi esplosive, a partire dalla seconda metà del 2017. Dall’inizio del 2018 alla metà di febbraio, solo nell’area est di Ghouta, sono state uccise più di 600 persone e oltre 2000 sono state ferite. Nella stessa zona, più di 60 scuole sono state distrutte o danneggiate dai bombardamenti. Ogni due giorni un’ambulanza è stata attaccata e ogni tre giorni un operatore sanitario è rimasto ferito o ucciso.
Soltanto a febbraio, 24 strutture sanitarie sono state colpite dai bombardamenti che continuano a imperversare nell’area est di Ghouta, provocando l’interruzione dei servizi per migliaia di persone che avevano bisogno di assistenza medica, tra cui molte donne in gravidanza e casi di grave necessità di interventi chirurgici.
Più di due milioni di persone, di cui la metà sono bambini, continuano a vivere in aree difficilmente raggiungibili o assediate, senza la possibilità di ricevere aiuti umanitari, in cui viene sistematicamente impedito l’accesso ai convogli che portano cibo e medicine. Continua a crescere il numero di bambini malnutriti, mentre i pochi medici rimasti sono costretti ad operare in condizioni difficilissime, riutilizzando bendaggi su più pazienti, perché non è rimasto più nulla.
Il rapporto denuncia la situazione drammatica dei civili sotto i bombardamenti, delle persone sfollate, dei bambini ridotti alla fame, della grave emergenza medica in corso e dell'educazione mancata dei bambini che vivono in un Paese dove le scuole sono obiettivi di guerra.
Il 24 febbraio scorso, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la Risoluzione 2401 con la quale si chiedeva la fine immediata delle ostilità nell’area del Ghouta est per un periodo di trenta giorni, con l’evacuazione medica dei malati e feriti e l’ingresso dei convogli umanitari.
“La risoluzione è stata platealmente ignorata e violata in poche ore: all’unico convoglio umanitario che è potuto accedere all’area sono state sottratte la maggior parte delle forniture mediche prima che potessero essere consegnate e a causa della violenza nelle aree circostanti, il convoglio è dovuto ripartire prima che potessero essere scaricati nove camion pieni di generi alimentari. Non un solo bambino malato è stato evacuato come previsto dalla risoluzione”, spiega Filippo Ungaro, Direttore della Comunicazione e delle Campagne di Save the Children.
“Tutte le parti in conflitto continuano a mostrare un quotidiano disprezzo per la vita dei civili e per il diritto internazionale: le bombe continuano a piovere impunemente colpendo case, ospedali, scuole, mercati affollati e persino i campi in cui le persone e soprattutto i bambini hanno cercato rifugio. Le Nazioni Unite hanno confermato l’utilizzo di sostanze chimiche utilizzate come armi in aree popolate. Dopo 2.557 giorni di guerra, questa è ancora la situazione in cui i bambini siriani sono costretti a vivere”.