World Humanitarian Summit: i risultati che abbiamo raggiunto
La nostra presenza al primo World Humanitarian Summit, ha portato sul tavolo della conferenza mondiale, quegli obiettivi che riteniamo prioritari per alleviare le sofferenze di milioni di bambini e persone colpite da guerre, povertà ed emergenze.
Pubblichiamo l'intervento conclusivo del summit di Helle Thorning-Schmidt, CEO di Save the Children International, che sintetizza le nostre posizioni.
Uno dei più grandi successi del primo World Humanitarian Summit che si è da poco concluso a Istanbul ha riguardato l’educazione dei bambini, colpiti dai conflitti. I partecipanti hanno riconosciuto che, in contesti di emergenza, l’educazione non può essere una riflessione tardiva e hanno intrapreso degli step concreti per assicurarsi che i bambini non rimangano esclusi per anni dall’istruzione scolastica.
In riferimento alla core policy di Save the Children, di assicurarsi che nessun bambino rifugiato resti fuori da scuola per più di un mese, ci stiamo avvicinando sempre più al nostro obiettivo. Stati, istituzioni e aziende hanno accordato il loro supporto alla causa ed ora avremo più risorse sul campo con il lancio del fondo Education Cannot Wait.
Continueremo a insistere perché i leader che si incontreranno ai due summit sui rifugiati, in programma a settembre a New York, si assicurino, come prima priorità, che tutti i 3,5 milioni di bambini rifugiati che attualmente sono fuori dalla scuola, abbiano una chance di apprendimento. Questo è un importante passo verso il più grande obiettivo che tutti bambini migranti abbiano la stessa chance.
Sono stati fatti dei progressi incrementali per riformare il sistema umanitario, in particolare verso l’ottimizzazione di finanziamenti e strumenti di lavoro, attraverso il processo denominato “Grand Bargain” – una serie di impegni lanciati a Gennaio 2016.
L’ “accordo” propone che i maggiori Governi finanziatori nell’assistenza umanitaria insieme alle più grandi organizzazioni umanitarie, si impegnino a rendere più flessibile, efficiente, trasparente ed efficaci i loro investimenti.
Gli accordi presi adesso necessitano di essere implementati nei prossimi sei mesi e i partecipanti, inclusi politici, le Nazioni Unite e ONG come le nostre, devono essere messe al corrente” riferisce Thorning-Schmidt.
Un’area dove il summit non ha raggiunto i risultati attesi – e dove ci piacerebbe vedere maggiore impegno da parte dei leader mondiali – è nell’assicurarsi un maggior impegno per fermare le gravi violazioni contro i civili che accadono sempre più spesso in luoghi come lo Yemen e la Siria.
Save the Children ha lavorato per assicurarsi che l’uso devastante delle armi esplosive in aree popolate, che uccide e provoca innumerevoli mutilazioni ogni giorno, fosse una delle questioni trattate alla conferenza e, ora, stiamo cercando di mettere in atto azioni politiche su questo tema.
Assicurarsi che le regole umanitarie siano mantenute è vitale se vogliamo migliorare le vite di milioni di persone colpite da emergenze e ottenere la fine della violenza e dell’ instabilità che ha costretto 60 milioni di persone a fuggire dalle loro case in tutto il mondo.
Eppure, per concludere, non esiste una magica soluzione ai problemi del mondo. Affrontiamo questioni enormi, dalle conseguenze di El Niño alla guerra in Siria e la crisi dei rifugiati, che possiamo solo risolvere lavorando insieme nei modi migliori e più veloci. Questo summit ha costituito un passo avanti lungo la rotta.