Voci dal campo: la formazione per sconfiggere l'Ebola (FOTO)
Riportiamo oggi la testimonianza di Dan Stewart, un membro dello staff di Save the Children attualmente in Sierra Leone dove l'Ebola sta uccidendo migliaia di persone.
Il primo segno arriva quando si entra in aeroporto, si crea una folla intorno a un grande secchio d'acqua da cui spunta un rubinetto. Tutti i passeggeri passano da lì e uno a uno si lavano le mani prima di entrare nel terminal dell'aeroporto. Quando ci si avvicina all'acqua l'odore del cloro si percepisce molto forte, più che in qualunque piscina. Benvenuti in Sierra Leone, nel mezzo di un'epidemia di Ebola. Il secondo segno arriva dopo il controllo dei passaporti, un ufficiale misura la temperatura ad ogni persona, quando arriva il mio turno il display digitale dice 36.4, normale, posso passare. L'Ebola sta lacerando l'Africa occidentale, è contagiosa e mortale. Questa epidemia ha ucciso metà delle persone infettate, come se la vita dipendesse da un lancio di moneta. In Sierra Leone ci sono oltre 1.500 casi. L'aeroporto si trova su un'isola a venti minuti di barca dalla capitale, Freetown. Sono le 5, è notte quando salgo a bordo, piove incessantemente e la barca è sballottata dal vento. Dal sedile anteriore vedo che la visibilità è pari a zero. Si capisce che ci stiamo muovendo solo dal modo in cui la barca si impenna ogni volta che ci colpisce un'onda. Tanto è stato detto e scritto sull'Ebola, ma la sensazione è che la situazione sia ancora avvolta nelle tenebre. So quali sono i segnali e i sintomi e so quali sono le misure da adottare per stare al sicuro, ma non capisco come questa malattia possa stringere in una morsa una società intera, sotto gli occhi del mondo. Mentre ci avviciniamo a Freetown, lentamente comincia a fare giorno e inizio a distinguere la città che si estende aldilà della riva attraverso le tenebre. Mi auguro che nei prossimi giorni si possa dire la stessa cosa dell'Ebola, demistificare la malattia è di vitale importanza, la mancanza di comprensione, la paura e la disinformazione aggravano il pericolo di contagio. Save the Children ha finora formato oltre 3.000 operatori sanitari di comunità che vanno di casa in casa per spiegare come prevenire la diffusione della malattia. Ma questa crisi è a un punto di svolta. Ci sono nuovi casi ogni giorno e abbiamo poche possibilità di contenere l'epidemia. Senza l'aumento della risposta internazionale, i casi potrebbero diventare centinaia di migliaia. Il terzo segno si manifesta ogni volta che si incontra qualcuno. Le mani si contraggono quasi impercettibilmente e ci si scambia goffi sguardi. Nessuno tocca gli altri, se non li conosce bene e non ci sono strette di mano. Questi segni sono positivi - sono necessari per aiutare a rallentare la diffusione dell'epidemia. Ma c'è di molto peggio: i servizi di base stanno diminuendo. Le donne incinte non possono avere l'assistenza sanitaria di cui hanno bisogno. Con le scuole chiuse i bambini rischiano di perdere la loro istruzione e con essa il futuro che sognano. Dobbiamo far luce sull'Ebola - per le persone a rischio e il mondo in generale - e dobbiamo fermare il contagio ora.