Violenza assistita: abbattiamo il muro del silenzio anche in Europa
“Witnessed Domestic Violence” è il titolo dell’iniziativa che si è tenuta il 4 dicembre al Parlamento europeo di Bruxelles e che si è aperta con la presentazione del nostro rapporto “Abbattiamo il muro del silenzio”, il dossier che contiene un’ampia analisi qualitativa, oltre che quantitativa, sul fenomeno dei bambini che assistono alla violenza domestica e sulle sue conseguenze.
L’evento, ospitato e promosso dall’On. Caterina Chinnici (Co-Presidente dell’Intergruppo sui diritti dei minori del Parlamento europeo), ha rappresentato un’occasione importante per portare all’attenzione degli europarlamentari un fenomeno ancora poco conosciuto e per lo più sommerso, anche a causa della mancata consapevolezza, da parte degli adulti, della sua gravità e dell’ancora troppo scarso sostegno che viene garantito alle mamme, le quali in molti casi subiscono in silenzio, senza denunciare.
In Italia si stima che 427.000 minori, in soli cinque anni tra il 2009 e il 2014, abbiano vissuto la violenza tra le mura domestiche nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano dell’uomo. Sono bambini e bambine che assistono direttamente ai maltrattamenti – e di cui a volte sono vittime essi stessi - o che ne prendono coscienza in maniera indiretta notando i lividi, le ferite o i cambiamenti di umore nella loro madre, o osservando porte, sedie o tavoli rotti in casa.
Sempre secondo la ricerca - con dati Istat appositamente elaborati - risulta che tra le donne che hanno subito una qualche forma di violenza più di 1 su 10 ha temuto per la propria vita o quella dei propri figli e in quasi la metà dei casi i loro bambini hanno assistito in prima persona ai maltrattamenti.
Emerge inoltre dal dossier che le mamme vittime di violenza domestica in Italia sono più di 1,4 milioni, ma solo una piccola parte – il 7% delle donne che hanno subito violenze ripetute in casa - riesce a uscire tempestivamente dalla violenza; per contro, quasi 550.000 donne vittime di violenza domestica sono vittime silenti, che quasi mai denunciano o si rivolgono a medici e che nel 57% dei casi non considerano la violenza subita come un reato, ma solo come “qualcosa di sbagliato”.
Alla tavola rotonda che ha seguito la presentazione da parte Antonella Inverno (Capo Unità Policy e Law di Save the Children) hanno partecipato la Coordinatrice della Commissione Europea per i Diritti dei Bambini, Valeria Setti, la Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania, Francesca Pricoco, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza in Italia, rappresentata dall’Avv. Ester di Napoli, la Direttrice dell’Ufficio Diritti dei Bambini dell’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, Astrid Podsiadlowski.
Durante la discussione è emersa da parte di tutti l’urgenza di affiancare al lavoro che l’Unione europea e i suoi Stati Membri stanno portando avanti per combattere la violenza contro le donne - il 2017 è stato l’Anno europeo a questo dedicato - un percorso specifico per proteggere i minori da ogni forma di violenza domestica, fisica o psicologica, diretta o di cui si è stati testimoni.
Infatti, assistere ad un atto di violenza nei confronti della propria mamma equivale a subirlo direttamente. Moltissimi bambini e adolescenti sono vittime di questa violenza silenziosa, che non lascia su di loro segni fisici evidenti, ma che ha conseguenze devastanti: dai ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo alla perdita di autostima, da ansia, sensi di colpa e depressione all’incapacità di socializzare con i propri coetanei. Un impatto gravissimo e a lungo termine che tuttavia, in Italia e in Europa, è ancora sottovalutato.