Spazio Mamme a Milano: dove tutte le mamme sono le benvenute
A Milano Quarto Oggiaro, all’interno dello Spazio Agorà, opera da anni il nostro Spazio Mamme, insieme al Comune di Milano, le Acli Milanesi e l’associazione Mitades, che offre a tutte le neomamme un luogo formativo, inclusivo e gratuito.
Lo spazio mamme è un luogo accogliente in cui le mamme sono supportate nel loro ruolo di genitori e possono confrontarsi con altre mamme sentendosi meno sole. Qui accompagniamo le famiglie, e i loro figli, che già vivono una situazione di vulnerabilità, attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e dei servizi territoriali.
In particolare, il quartiere di Quarto Oggiaro, è caratterizzato da un’alta presenza di nuclei stranieri.
Il primo contatto delle famiglie straniere con il progetto avviene in modi molto diversi. Può capitare, infatti, che una mamma arrivi perché invitata da altre mamme o perché indirizzata al progetto dai diversi attori della rete territoriale: lo sportello WeMi, le altre scuole d’italiano di quartiere, il servizio sociale territoriale, i pediatri, l’Unità Operativa di Neuropsichiatria per l’Infanzia e l’Adolescenza (U.O.N.P.I.A.) territoriale, il nostro progetto Fiocchi in Ospedale o una delle numerose associazioni che animano la vita del quartiere.
Come funziona quando una mamma arriva da noi?
Al primo ingresso, gli operatori la accolgono e cercano di capire qual è l’attività che potrebbe riscontrare il suo interesse e nella quale potrebbe voler essere coinvolta.
Ci racconta ad esempio, Laura*:
“Sono in Italia da 10 anni. Ho raggiunto mio marito, che era già in Italia da 25 anni e lavorava regolarmente come operaio in un’azienda. […] Nel primo periodo in cui ero in Italia, quando andavo in ospedale o a fare commissioni, avevo paura, perché non capivo quello che succedeva.
Per fortuna, quando sono rimasta incinta, qualche anno dopo, sapevo già l’italiano perché ero andata a scuola d’italiano, una volta a settimana”.
Le neo mamme che ancora non parlano bene italiano fanno difficoltà a prendere parte a corsi di italiano più “strutturati”. Per loro organizziamo ogni lunedì incontri di alfabetizzazione pensati come laboratori di lingua. Il bisogno di parlare bene la lingua per le mamme di bimbi piccoli è molto grande e, per questo, il gruppo delle persone (operatori, volontari e mamme peer) che si occupano di questa attività è in continua crescita così come le richieste di partecipazione da parte di nuove mamme.
Maria*, mamma di Lucas*:
“Anche per me la lingua è importantissima. Ma anche il fatto che il bambino giocava qui, prima di essere preso all’asilo. Che mi avete aiutato a fare l’iscrizione all’asilo.”.
Alcune mamme, invece, cercano un luogo in cui poter conoscere nuove persone, per sentirsi un po’ meno sole.
In questi casi, gli operatori indirizzano la mamma ad un’attività di gruppo, come il laboratorio di cucina, così da offrire occasioni settimanali di incontro all’interno di un gruppo aperto e accogliente.
Uno spazio settimanale è riservato ad attività di gruppo mamma-bambino, per bambini che, per varie ragioni, ancora non frequentano servizi educativi. È un’occasione per far incontrare bambini e mamme in un contesto accogliente e centrato sui loro bisogni così che possa nascere spontaneamente un confronto anche su temi educativi.
Inserire la mamma (straniera o italiana, senza differenze) in un contesto di attività di gruppo è fondamentale per il progetto, perché ciò che affatica tante donne è la sensazione di essere, in un momento particolare della propria vita, sole e isolate.
Non esistono “modelli di mamme” come non esistono “mamme straniere”. Esistono tante, tantissime storie che chiedono di essere accolte e ascoltate. Ascoltare la storia di Vanda, quella di Maria, quella di Iman o quella di Roberta- e di molte altre - è una parte centrale del nostro lavoro di ogni giorno.
Per rimettere in fila le parole, ripercorrere insieme una strada partita da lontano e per guardare insieme avanti, ai passi futuri che si possono ancora fare ma che, certe volte, sembrano bloccati dalla perdita di un lavoro, da un problema abitativo, da difficili relazioni familiari, da dubbi sulla crescita dei figli, da debiti, che col tempo crescono.
Come ci racconta Vanda*:
“Proprio nel periodo della gravidanza, la ditta nella quale mio marito lavorava come operaio da tanti anni è fallita e mio marito è rimasto disoccupato. Da allora non è più riuscito a rientrare nel mondo del lavoro. Al momento mangiamo, paghiamo le spese di casa e le bollette solo grazie agli aiuti economici per le famiglie con figli. Vorremmo tanto trovare un lavoro. A me piacerebbe lavorare, anche se non l’ho mai fatto. Farei qualsiasi lavoro: pulizie, aiuto alla famiglia…”
Accogliere ed ascoltare le storie di ogni mamma, per poi provare ad immaginare insieme un futuro possibile, senza dare false illusioni, ma a partire dalla consapevolezza che esistono risorse, sia personali che sociali, alle quali si può accedere (come il pediatra, i servizi educativi, il servizio sociale territoriale, lo Sportello Famiglia, il sindacato inquilini,).
Accogliere una mamma che ha una storia che viene da lontano, sostenerla nell’acquisizione di abilità linguistiche, inserirla in un gruppo, promuovere il suo benessere e aiutarla a prendere consapevolezza delle risorse alle quali può avere accesso, è il primo passo per far sentire accolto e ascoltato ogni nuovo piccolo cittadino di Milano, che porta in sé la ricchezza di radici lontane.
*Nomi di fantasia per proteggere l’identità