RDC: nel Sud Kivu aumentati i casi di vaiolo delle scimmie

Save the Children

Nella Repubblica Democratica del Congo i casi di vaiolo delle scimmie (Mpox) sono aumentati di 75 volte nella provincia più colpita del Sud Kivu tra i bambini e i giovani di età inferiore ai 19 anni.

Ad oggi, secondo l’OMS, circa il 90% dei casi segnalati di vaiolo delle scimmie si sono verificati nella Repubblica Democratica del Congo.

RDC: aumentati i casi di vaiolo delle scimmie

I casi del virus potenzialmente mortale del vaiolo delle scimmie sono aumentati nella provincia della Repubblica Democratica del Congo. La maggior parte dei casi si sono registrati nella provincia orientale del Sud Kivu: il virus si sta diffondendo due volte più velocemente tra le bambine e i bambini rispetto al resto della popolazione.

Dai dati del Ministero della Salute per il Sud Kivu abbiamo analizzato che sono stati registrati 15 casi di Mpox nelle prime quattro settimane dell’anno, rispetto ai 1.192 casi nelle quattro settimane tra il 22 luglio e il 18 agosto tra bambini e giovani.

In questo articolo spieghiamo il perché i bambini sono i più colpiti e tutto quello che c’è da sapere sul vaiolo delle scimmie.

Vaiolo delle scimmie e malnutrizione

A causa dell'aumento dei tassi di malnutrizione acuta, 4,5 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni e oltre 3,7 milioni di donne incinte e in allattamento corrono il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie (Mpox) nella Repubblica Democratica del Congo.  Lo rivelano gli ultimi dati sulla malnutrizione forniti dall'Integrated Phase Classification (IPC), la principale autorità internazionale sull'insicurezza alimentare.

L'epidemia di un nuovo ceppo di vaiolo in RDC ha finora ucciso almeno 632 persone, mettendo ulteriormente sotto pressione un Paese in cui circa un quarto della popolazione ha già bisogno di assistenza umanitaria

Vaiolo delle scimmie in RDC: la testimonianza dell'operatore sanitario 

Nel nuovo periodo scolastico, gli operatori sanitari sono impegnati a limitare la diffusione del virus.

Il nostro operatore nel Sud Kivu, Julien Chabo Byake, lavora per promuovere cambiamenti socio-comportamentali in grado di fermare la diffusione del virus, come evitare strette di mano e altri contatti ravvicinati con gli altri. Nel suo lavoro collabora anche con le autorità sanitarie per contrastare la disinformazione e guidare le comunità su come cercare cure mediche adeguate.

Nella testimonianza che ci rilascia, racconta di un bambino di 4 o 5 anni affetto dal vaiolo delle scimmie che ha incontrato in ospedale:

“Ho visto lesioni ed eruzioni cutanee che coprivano il suo corpo. Il bambino piangeva spesso e voleva solo essere tenuto in braccio dalla madre. Aveva la febbre e sembrava esausto. Sua madre ci ha detto che non mangiava, nonostante gli fossero stati offerti i suoi cibi preferiti, e stava perdendo peso. I suoi occhi erano leggermente rossi. Era profondamente preoccupata e inizialmente pensava che la malattia fosse dovuta alla stregoneria o causata da qualcuno [...] C'è molta disinformazione nella comunità: alcune persone credono che questa malattia non esista, altri sostengono che ha avuto origine nei laboratori europei per ridurre la popolazione africana, mentre alcuni pensano che sia un maleficio o una punizione divina per i peccatori. Ma c’è anche una parte della comunità che riconosce il vaiolo come una malattia, come l’Ebola e il colera che in passato hanno avuto un enorme impatto sul Paese.”

Cosa chiediamo

Il nuovo ceppo mortale di vaiolo delle scimmie dovrebbe essere un monito al mondo, affinché si impegni a investire nel controllo e nella prevenzione delle malattie, in modo che i bambini e le famiglie non soffrano più inutilmente.

Per questo motivo, chiediamo un sostanziale aumento di fondi per migliorare l’accesso all’acqua pulita, implementare il numero di strutture igienico-sanitarie nelle scuole e nelle comunità, in modo che i bambini possano giocare e imparare in sicurezza.

Il nostro intervento

Nella Repubblica Democratica del Congo stiamo rispondendo all’epidemia di vaiolo delle scimmie nel Nord Kivu e nel Sud Kivu, fornendo sostegno, acqua, servizi igienico-sanitari, compresa la distribuzione di dispositivi di protezione individuale e la formazione di leader nei sistemi di coinvolgimento, comunicazione e allerta della comunità per identificare e segnalare casi sospetti.

Per approfondire:

Comunicato stampa del 3/09/2024
Comunicato stampa del 11/09/2024

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