Lavoro minorile: le testimonianze
Secondo il rapporto Lavori Ingiusti - indagine sul lavoro minorile e il circuito, pubblicato dalla nostra organizzazione ieri, una larga parte dei minori che al momento sta scontando una condanna penale, ha alle spalle mesi o anni di lavoro svolto sotto i 16 anni. Una quota significativa di essi ha lavorato addirittura a 11-12 anni e in condizioni di grave sfruttamento e pericolo, per tante ore di seguito e di notte, fuori della cerchia familiare. Ristorazione, vendita, edilizia, agricoltura e allevamento, meccanica alcuni dei principali settori di impiego di questi giovanissimi.
Le testimonianze degli stessi ragazzi sul lavoro minorile
La storia di S. 18 anni
Ho fatto diversi lavori e ho iniziato da piccolo. La mia prima esperienza è stata a 15 anni. Ho lavorato come aiuto pizzaiolo. L’ho fatto per imparare il mestiere e per avere dei soldi miei, non volevo chiederli ai miei genitori. Ho lavorato per circa un anno. Ci andavo tutti i giorni, tranne il lunedì. Iniziavo verso le 15.00 e finivo verso mezzanotte. Mi davano circa 10 euro al giorno. All’inizio mi sono trovato bene con il mio capo, ma poi i rapporti sono diventati più duri, vedevo che si sedeva tranquillamente mentre io lavoravo.. dovevo fare tutto io e se mi sedevo 10 minuti dava fastidio. Alla fine me ne sono andato, ho litigato, mi sentivo usato, ho chiesto anche l’aumento ma mi hanno detto di no. Lo capivo che ero sfruttato. In estate quando lavoravo, davanti al forno c’erano 40 gradi! Mi ricordo che prendevo l’acqua ghiacciata dal freezer e me la buttavo addosso, dopo 2 secondi ero asciutto. Però mi è servita come esperienza, perché ho capito cosa vuol dire guadagnarsi dei soldi, che faticando i soldi che guadagni non è la stessa cosa di quando te li danno. Quando spendi, quando esci, ti rendi conto di quanto valgano. Dopo, tra i 15 e i 16 anni, ho iniziato a lavorare con un parente, come parrucchiere. Mi dava qualcosa anche se non facevo molto. Andavo ogni giorno, ma solo il pomeriggio, così avevo il tempo di andare a scuola la mattina. Verso i 17 anni ho iniziato a lavorare con mio padre nel commercio. Mi piaceva moltissimo, ho viaggiato e visto altri Paesi. Mi pagavano bene e mensilmente. Poi ho smesso perché mi hanno arrestato con l’imputazione di rapina. Mi hanno dato una pena molto severa, non me l’aspettavo, c’è stato un equivoco.. La prima volta che ho lasciato la scuola avevo 15 anni. Ho fatto male, è stato un errore. Forse se avessi continuato magari non avrei fatto casini…non so. Allora mio padre mi ha detto “o te ne vai a scuola o lavori”. E così mi sono messo a cercare lavoro e ho iniziato a fare il pizzaiolo. Quando è andata male come pizzaiolo, ho ripreso la scuola, ho fatto altri due anni, ma poi l’ho lasciata di nuovo.. La scuola comunque mi piaceva, se potessi ci riandrei. La scuola, non te ne rendi conto fino a quando ci vai, è molto importante. Impari anche sulla vita, come comportarti con le persone. L’ho lasciata perché pensavo che non mi serviva, ma non è così invece… Quando finirà la misura penale voglio lavorare e continuare nel settore del commercio. Questo lavoro è stato importantissimo per la mia vita. Se fai una cosa che ti piace e ti fa sentire bene, il lavoro ti apre la mente, ti migliora come persona e ti cambia la vita! (…). Altrimenti non lo fai bene e magari a qualcuno può capitare di fare casini, perché si trova male o non guadagna abbastanza, anche se nel mio caso è stato diverso...
I. oggi ha 18 anni
Sono nato in Italia, ho iniziato a lavorare con mio padre quando avevo quasi 14 anni. Mio padre lavorava nel campo dell’edilizia e io lo aiutavo come muratore. Più o meno, lavoravo tutto il giorno. Non mi piaceva molto, un lavoro così è pesante, faticoso e fai pure pochi soldi, non si guadagna tanto. La scuola non mi piaceva, mi annoiavo e non ci andavo. A quel punto i miei genitori mi hanno detto di andare a lavorare.. Quando inizi a lavorare così piccolo ti rendi conto che per fare i soldi ti fai il “mazzo” e quindi cerchi modi per fare tanti soldi in poco tempo (…), cerchi un modo per fare più soldi. Così cominci a fare casini, vai a rubare e a spacciare. Ti dici “faccio quest’altro, è più facile, è guadagno di più!”. Se non ci sono lavori migliori qualche cosa bisogna inventarsela. Mi servivano soldi, non volevo chiederli. I soldi servono anche per gli “sfizi”, per uscire con le ragazze, per comprami le scarpe e le sigarette. Nessuno vuole le scarpe del mercato. E quindi ho cominciato a fare casini (…). Ma neanche spacciare è facile. Anche questo è un lavoro. Si fanno i debiti, ti danno la roba in anticipo, poi se ci rientri bene, altrimenti lavori gratis o ci vai sotto! Poi però mi hanno arrestato. Adesso sono in messa alla prova. Quando esco spero di trovare un lavoro, uno serio, di essere impegnato in qualche cosa, altrimenti se non trovo niente e non ho soldi, finisce che rientro dentro..!
Per saperne di più sul lavoro minorile leggi la nostra indagine