La distribuzione del cibo a Za'atari (FOTO)
Ad oltre tre anni dall'inizio della guerra in Siria, il flusso di rifugiati verso i paesi confinanti continua ad aumentare. In Giordania, Save the Children si occupa della distribuzione di pane e voucher per beni alimentari nel secondo campo rifugiati più grande del mondo: Za'atari. Un’operazione quotidiana e molto complessa, ma fondamentale per oltre 100.000 persone, in gran parte donne e bambini. I panifici di Amman e Mafraq hanno iniziato a panificare alle 11 di sera. Alle 5 del mattino i tir carichi di pita percorrono le strade che li porteranno a Za’atari. I camion entrano nel secondo campo rifugiati più grande del mondo prima che sorga il sole. Trasportano mezzo milione di pezzi, oltre 22 tonnellate di pane. L’ingresso al campo è unico e, dopo un breve controllo, la polizia giordana lascia entrare il prezioso carico. Sono le 6:15 di un qualsiasi giorno di primavera. Il sole inizia ad illuminare il campo, il pane è arrivato. È uno sforzo logistico immenso. Save the Children, con il sostegno del Programma Alimentare Mondiale, gestisce quattro punti di distribuzione. Da mesi decine di nostri operatori consegnano entro le 8 del mattino il pane a tutti gli abitanti del campo che, nel giorno in cui scriviamo, sono oltre centomila. Ad accogliere il pane, e il nostro staff che lo distribuisce, ci sono molto spesso i bambini. A loro è delegato il compito di portare il pane in famiglia. Nelle buste di plastica i pezzi di pane sono ancora caldi, la quantità dipende dalla grandezza del nucleo familiare. Sono pezzi di pane tondi, piatti. Bianchi come la farina di grano duro con cui sono preparati, bianchi come il colore delle tende e dei container, come la terra che colora le scarpe. Kamal ha 10 anni e in mano la piccola tessera verde che gli consentirà di ritirare la razione quotidiana. A Kamal spettano 30 pezzi di pane. La fila può essere lunga, ma tutte le mattine, con pazienza, Kamal riporta il pane per sé per i suoi genitori e i 3 fratelli. La sua tenda è a 10 minuti a piedi e alle 7 del mattino la sua famiglia può fare colazione. Kamal ci saluta così: “La guerra è scoppiata. Sono iniziati i bombardamenti. Siamo scappati in un’altra città, anche lì ci ha raggiunto la guerra. Ora siamo a Za’atari. Mi mancano i miei giochi e mi manca anche lo shawarma (il Kebab).” Che con questo pane andrebbe benissimo. Più tardi, mentre Kamal è a scuola, toccherà ai suoi genitori il compito di ritirare il voucher per ricevere gli altri alimenti. Un’altra tesserina verde e azzurra, una per ogni membro della famiglia, che consente di fare la spesa nei piccoli negozi e supermercati che sorgono numerosi nell’immenso campo, ormai diventato una grande città. Ogni abitante di Za’atari ha a disposizione circa 10 euro ogni due settimane. Il primo ciclo di consegna di voucher di aprile si è concluso ed ha raggiunto 100.822 persone. A gestire questo complesso sistema di distribuzione ci sono decine di giovani operatori di Save the Children, in parte giordani in parte anche siriani (scelti tra gli abitanti del campo). [cycloneslider id="la-distribuzione-del-pane-a-zaatari"] I coupon consentono di scegliere liberamente i prodotti e possono acquistarne di freschi: pollo, carne, vegetali, frutta. “Con alcune donne che vivono nei container vicini abbiamo potuto preparare il Mujadara, un piatto tradizionale siriano, fatto con riso e lenticchie” racconta Zeinah, 30 anni, di cui l’ultimo vissuto nel campo. Fare la spesa “liberamente” consente di reintrodurre elementi di socialità e appartenenza comunitaria, è un piccolo ulteriore passo per riconquistare una parvenza di normalità.