Etiopia: il conflitto in Tigray e la situazione oggi
Il Tigray è una delle 9 regioni dell’Etiopia situata a nord, al confine con l’Eritrea. Negli ultimi 30 anni lo stato etiope ha avuto una conformazione di tipo federale, suddiviso quindi in regioni altamente autonome a livello politico e dalle connotazioni etniche ben marcate.
Le origini del conflitto in Tigray
Per trovare le origini recenti del conflitto in Tigray odierno dobbiamo fare un passo indietro al 2018, anno in cui il principale partito del Tigray, il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF), che ha sempre mantenuto un ruolo cardine nella regione, ha rifiutato la prospettiva di un partito unico a livello nazionale proposta dal Primo Ministro Abiy.
Questo stato di tensione si è ulteriormente esacerbato quando il Primo Ministro ha rimandato le elezioni nazionali a causa del COVID-19, estendendo di fatto il proprio mandato. In risposta, il TPLF ha indetto elezioni regionali del tutto indipendenti dal processo politico nazionale, ricevendo dal governo una reazione durissima: le elezioni sono state dichiarate illegali e il Governo ha interrotto qualsiasi tipo di finanziamento alla regione del Tigray, spingendola in un duro stato di isolamento. Il risultato finale di questa escalation è stato lo scoppio del conflitto del 4 Novembre 2020.
La situazione oggi in Tigray, Etiopia
Ad oggi, la situazione in Tigray è quella di una grave emergenza umanitaria che sta avendo un impatto devastante su un contesto già particolarmente difficile sul piano dell’accesso alle risorse, della sicurezza alimentare e della protezione. A tutto questo si sono sommate le conseguenze date dalla pandemia di COVID-19, che sta mettendo a repentaglio la salute della popolazione già perennemente provata dell’assenza di medicinali, dispositivi medici adeguati, dal sovrappopolamento di alcune aree e dalla mancanza di servizi igienici e sanitari.
Anche le regioni confinanti di Amhara e Afar hanno subìto l’impatto di questa crisi, ritrovando i propri confini e collegamenti con il Tigray del tutto interrotti: il totale blocco delle comunicazioni che è stato indotto nella regione ha costretto la popolazione in uno stato di isolamento che ha messo in gravi difficoltà soprattutto le comunità più vulnerabili. La chiusura delle scuole causata dal conflitto e dalla pandemia ha inoltre esposto i bambini e le bambine a rischi ancora maggiori di sfruttamento, violenze sessuali e lavoro minorile.
Ai disagi di una popolazione in cui si contano 2.1 milioni di bambini e bambine in stato di bisogno, si aggiunge la fuga di migliaia di persone in cerca di riparo dal conflitto. Nonostante la chiusura dei confini e delle comunicazioni nella regione, infatti, più di 60.000 persone hanno cercato rifugio in Sudan negli ultimi mesi, molte delle quali sono donne, bambini e bambine.
Le criticità della risposta umanitaria in Tigray
La situazione nella regione resta sempre fluida, con conflitti sparsi in diverse aree del Tigray. Una delle criticità principali, in questo contesto, è la difficoltà ad entrare nella regione per fornire l’aiuto umanitario di cui donne, uomini, bambine e bambine hanno urgentemente bisogno.
Il governo etiope negli ultimi mesi ha affermato di voler accordare alle agenzie umanitarie accesso incondizionato alla regione, assicurando di voler indagare sui crimini perpetrati nell’ambito del conflitto, anche grazie al supporto di organismi internazionali, ma ad oggi la burocrazia che dovrebbe permettere l’accesso di questi aiuti è ancora piuttosto lenta, frenando le operazioni e le azioni di supporto alla popolazione.
L’isolamento della regione resta tutt’ora un fattore critico. Anche in quelle aree come Macallè e Adigrat in cui i servizi sono stati ripristinati, continue disfunzioni ai collegamenti internet e telefonici restano all’ordine del giorno, impedendo il continuo flusso di informazioni vitale per lo svolgimento delle operazioni.
4.5 milioni di persone, nella regione, hanno bisogno di assistenza alimentare. I mercati locali, ad oggi, stanno arrivando al collasso a causa della stagione magra e delle difficoltà nell’accedere al commercio a livello regionale. Questo ha aggravato l’insicurezza alimentaredella popolazione, i cui raccolti avevano già subito gravi danni a causa dell’infestazione delle locuste e dell’impatto devastante delle ostilità.
Il nostro intervento
In Etiopia operiamo con l’obiettivo di fornire riparo e supporto immediato dalle criticità a cui il conflitto ha esposto bambine e bambine con sempre maggiore durezza.
La nostra risposta è incentrata su diverse aree di intervento: sanità, educazione, protezione e sicurezza alimentare.
- In ambito sanitario abbiamo supportato la creazione di cliniche mobili in 11 località: stiamo fornendo cure primarie, supporto nutrizionale, e supporto psico-sociale, indispensabile in contesti di guerra. Inoltre, lavoriamo sulla prevenzione e l’identificazione del COVID-19, soprattutto in supporto agli sfollati nella zona di Makallé che vivono in condizioni critiche di povertà e sovrappopolamento.
- Stiamo garantendo la protezione di bambini e bambine attraverso 2 Centri a Misura di Bambino che offrono servizi educativi, attività ricreative e supporto psicologico. Inoltre, identifichiamo le famiglie a più alto rischio e, ad oggi, abbiamo garantito protezione a 3.200 persone, di cui 805 bambini e bambine.
- A livello educativo stiamo supportando il ritorno nelle scuole in sicurezza attraverso: riabilitazione di edifici scolastici, formazione specifica per gli insegnanti e distribuzione di kit educativi. Inoltre, apriremo 4 spazi di apprendimento temporanei per fare in modo che i bambini possano ricominciare ad imparare.
- Stiamo distribuendo kit per il trattamento delle acque e riabilitando o costruendo infrastrutture igienico sanitarie per garantire l’accesso all’acqua pulita, in particolare in scuole e strutture sanitarie. In parallelo promuoviamo attività di sensibilizzazione legate all’igiene distribuendo kit contenenti prodotti di igiene intima (mestruale) per donne e ragazze adolescenti.
- Infine, effettuiamo gli screening sullo stato nutrizionale di bambini e famiglie per fornire trattamenti adeguati. Per i più vulnerabili forniamo un’alimentazione supplementare per prevenire la malnutrizione e distribuiamo pacchetti alimentari di emergenza in comunità particolarmente bisognose di aiuto, o dove sono presenti donne incinte e in allattamento.
Uno dei nostri progetti in Tigray è “Dall’ECCD alla scuola primaria”, attraverso il quale stiamo lavorando per riabilitare le scuole che sono state distrutte e saccheggiate durante le ostilità, stiamo fornendo supporto psicosociale e formazione specifica agli insegnanti per fare in modo che siano pronti a loro volta ad alleviare lo stress di bambini e bambine, aiutandoli a superare il trauma del conflitto. Distribuiamo cibo nelle scuole, così da permettere ai bambini di concentrarsi e seguire le lezioni, e forniamo materiale scolastico fondamentale per l'apprendimento per fare in modo che i bambini e le bambine non abbandonino la scuola
Abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile per fare in modo che i bambini, le bambine e le loro famiglie siano al sicuro ed al riparo dalle difficoltà generate dal conflitto in Tigray.