Cambiamento climatico: entro il 2050 circa 143 milioni di persone costrette a spostarsi
Oggi, 5 giugno, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente e le previsioni sul futuro sono allarmanti. Si stima infatti che entro il 2050 circa 143 milioni di persone saranno costrette a spostarsi per ragioni legate al clima e di questi, oltre la metà, vivono nell’area dell’Africa Sub-sahariana.
Una delle zone più colpite dagli effetti del cambiamento climatico è il Corno d’Africa, dove le persone rischiano di vedere la loro situazione aggravarsi ulteriormente. Paesi dove si stima che più del 40% della popolazione sia malnutrita.
LA SITUAZIONE IN SOMALIA
In Somalia la lunga stagione di scarsa pioggia, già sotto la media, seguita da quella secca sta avendo un impatto devastante sulla popolazione. Quest’anno, almeno 1,2 milioni di bambini sotto i cinque anni rischiano gravi forme di malnutrizione. Attualmente 1,7 milioni di persone sono in gravi condizioni di malnutrizione.
LA SITUAZIONE IN ETIOPIA
In Etiopia, dove circa un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà, la situazione non è molto diversa. Le poche piogge cadute hanno provocato il dimezzamento del bestiame con un aumento dei costi dei cereali e di altri alimenti importanti per la sopravvivenza anche dei bambini. Il risultato è che attualmente 8,1 milioni di persone si trovano sull’orlo di una crisi alimentare, 610mila bambini hanno urgente bisogno di cure per combattere la malnutrizione e gli sfollati sono circa 1 milione.
LA SITUAZIONE IN KENYA
In Kenya sono almeno 1,1 milioni le persone che non riescono a procurarsi il cibo. Ad oggi, più di 540mila bambini tra i 6 mesi e i 5 anni hanno avuto bisogno di cure contro la malnutrizione acuta grave.
“L’impatto dei cambiamenti climatici ha delle cause dirette sulla scarsità di cibo e acqua, ma ne può avere di devastanti a causa delle emergenze ambientali che ne scaturiscono, come le alluvioni come la recente che ha devastato intere zone del Mozambico. In tali situazioni, i bambini, sono ancora una volta i più vulnerabili, devono abbandonare le proprie case, viene loro spesso precluso l’accesso alla scuola, si ammalano perché costretti a vivere in ambienti insalubri, esposti al rischio di abusi e spesso separati dalle loro famiglie”, ha commentato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.
In molti Paesi già politicamente instabili, le emergenze spesso esasperano tensioni sociali causando lo scoppio di conflitti o di guerre civili, “Per questa ragione chiediamo alla comunità internazionale di aumentare l’impegno volto a soluzioni sostenibili e di lungo periodo con programmi per migliorare la risposta delle comunità alla ricorrenza dei fenomeni catastrofici e tutelare il recupero fisico e psicologico dei bambini in questi contesti” ha concluso Neri.
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