Sudan: le famiglie ricorrono a misure disperate a causa della fame nel campo profughi di Zamzam e non si vede ancora la fine della carestia.

Le famiglie che vivono nel campo profughi di Zamzam in Sudan stanno ricorrendo a misure disperate dopo quattro mesi di carestia, come mangiare un solo pasto al giorno o addirittura mangiare mangime animale per sopravvivere. I bambini stanno affrontando un'estrema scarsità di cibo dopo 19 mesi di combattimenti, che stanno mettendo a dura prova la regione assediata del Nord Darfur. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Sorgo e miglio sono i pasti preferiti nel campo che ospita 500.000 persone e in tutta la regione, ma a causa dei prezzi elevati alcuni profughi sono costretti a mangiare un mangime per animali chiamato ambaz, composto dagli avanzi di fagioli e sesamo dopo l’estrazione dell’olio.

La grave carenza d’acqua sta colpendo duramente anche le famiglie che vivono nel campo di Zamzam. Save the Children consegna ogni giorno 20.000 litri di acqua tramite camion in sei punti di raccolta, distribuendola ad oltre 12.500 persone, metà della quale bambini, una media di 2 litri a persona, ben al di sotto del fabbisogno giornaliero di 20 litri a persona.

L’esaurimento delle scorte di farmaci e alimenti terapeutici sta provocando livelli estremamente elevati di malnutrizione nel campo. Uno dei membri del nostro staff che lavora a Zamzam ha detto di vedere bambini camminare nel campo con segni visibili di malnutrizione acuta grave tra cui deperimento, diradamento dei capelli, braccia gonfie, cambiamento del colore della pelle e chiari segni di diarrea diffusa.

Inoltre, il rischio di epidemie aumenta di giorno in giorno poiché il sovraffollamento nel campo e il peggioramento dei livelli di igiene mettono a rischio molte famiglie e bambini.

“Una scuola del campo ospita oltre 700 famiglie, una condizione di chiaro sovraffollamento che crea un terreno fertile per la diffusione di malattie trasmissibili.  Inoltre, centinaia di famiglie condividono un unico bagno, vivendo un incubo igienico. La situazione è simile in altri luoghi in cui le scuole sono state convertite in rifugi”, ha affermato Jamal*, uno dei responsabili della protezione dei bambini di Save the Children che lavora a Zamzam.

Dall’inizio del conflitto nell’aprile 2023, le organizzazioni umanitarie non sono state in grado di fornire rifornimenti alla regione del Darfur mentre i livelli di fame sono in aumento. La settimana scorsa, il primo volo cargo di Save the Children che trasportava farmaci essenziali e forniture mediche è arrivato nello Stato del Nilo Azzurro, mentre i camion degli aiuti alimentari del Programma Alimentare Mondiale sono arrivati ​​al campo di Zamzam, ma è necessario fare di più per salvare vite umane in un contesto di crisi umanitaria in peggioramento.

“Fino a ieri il campo di Zamzam era il luogo più sicuro per famiglie e bambini nel Nord Darfur. Tuttavia, sono in corso bombardamenti ormai da due giorni e ci sono segnalazioni di vittime, tra le quali anche bambini. La sofferenza sopportata dalle persone in questo campo va oltre la comprensione. Save the Children invita le parti in conflitto a proteggere i civili e gli operatori umanitari, a facilitare il libero accesso umanitario e a rispettare il diritto umanitario internazionale. Chiediamo inoltre alla comunità regionale e internazionale di aumentare la pressione diplomatica, di facilitare un cessate il fuoco e di porre fine a questo conflitto il prima possibile” ha dichiarato Mohamed Abdiladif, Direttore ad interim di Save the Children in Sudan.

Save the Children chiede a tutte le parti in conflitto di proteggere le aree civili come i rifugi per sfollati, compreso il campo di Zamzam, e di fermare immediatamente i combattimenti intorno a El Fasher e al campo di Zamzam che mettono a rischio i civili. L’Organizzazione invita inoltre le parti in conflitto a proteggere gli operatori e le attività umanitarie e a rimuovere tutti gli ostacoli alla fornitura di beni salvavita. La risposta umanitaria deve poter essere tempestiva, efficace e basata sui principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza ed essere fruibile per tutti coloro che ne hanno urgentemente bisogno, anche attraverso le linee del fronte o punti di ingresso transfrontalieri. Ciò include l’apertura di passaggi sicuri per cibo, aiuti e forniture mediche, umanitarie e commerciali, in particolare a Zamzam.

Save the Children, oltre a consegnare ogni giorno 20.000 litri di acqua, sta anche fornendo cliniche sanitarie mobili che integrano gli sforzi delle due strutture sanitarie che provvedono ai servizi medici nel campo, e sta supportando economicamente le famiglie per soddisfare i loro bisogni fondamentali.

Save the Children opera in Sudan dal 1983 e attualmente sostiene i bambini e le loro famiglie in tutto il Paese fornendo assistenza sanitaria, nutrizionale, educativa, di protezione dell'infanzia, relativa alla sicurezza alimentare e sostegno ai mezzi di sussistenza. Save the Children sostiene anche i rifugiati sudanesi in Egitto e nel Sud Sudan.

* I nomi sono stati modificati per motivi di protezione

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