Siria: nel Ghouta orientale i bambini continuano ad essere intrappolati nei rifugi sotterranei, sotto i bombardamenti
Il cessate il fuoco di cinque ore al giorno proposto dal presidente russo nel Ghouta orientale sotto assedio non è sufficiente per mettere fine alla situazione drammatica che stanno vivendo più di 350.000 civili intrappolati nell’area, denuncia Save the Children che chiede l’immediata entrata in vigore della tregua approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Nonostante lo scorso fine settimana il Consiglio di Sicurezza abbia adottato la risoluzione per il cessate il fuoco, i partner locali di Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – confermano che i bombardamenti non sono cessati e molte persone hanno perso la vita, tra cui una intera famiglia composta da 10 persone. Migliaia di famiglie restano ancora rintanate nei seminterrati e le persone, a causa degli attacchi, non riescono neanche a dare sepoltura ai loro cari. L’assedio nella zona, in corso ormai da quasi cinque anni, persiste e negli ultimi mesi si è ulteriormente irrigidito, con le scorte alimentari che si stanno pericolosamente esaurendo.
Un nuovo video verificato e diffuso da Save the Children mostra infatti le tragiche conseguenze di un bombardamento che ha colpito l’ufficio di un gruppo umanitario siriano alcune ore prima dell’approvazione del cessate il fuoco di 30 giorni da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Il video documenta il caos terrificante che si sviluppa nel seminterrato dell'ufficio, dove avevano trovato rifugio 46 famiglie, con i bambini che urlano, le persone che si agitano e la polvere che lentamente si schiarisce. Nell’attacco tre persone sono rimaste ferite, tra cui due giovani ragazze.
Secondo operatori umanitari locali, 4.100 famiglie vivono attualmente in una rete di scantinati e rifugi sotterranei, di cui più della metà è priva di acqua, servizi igienici e sistemi di ventilazione, che espongono in particolare i bambini al rischio di contrarre malattie. Le donne, inoltre, sono costrette a partorire in condizioni terribili, dando alla luce i propri figli in rifugi bui e sovraffollati.
Ahmed* è un ragazzo che da quattro giorni e mezzo, a causa dei bombardamenti intensi, vive rintanato in un rifugio di fortuna. “Non possiamo più andare a scuola, la nostra scuola è stata bombardata e il nostro insegnante è stato ucciso. Non abbiamo da mangiare e non possiamo uscire, i negozi sono chiusi e gli aerei continuano a bombardare”, racconta.
Sua sorella maggiore, Mona*, di recente è stata ferita. "Sono rimasta un mese in ospedale e non potevo andarmene. Qui non c'è cibo né acqua, e io non mi sento ancora bene, ho le ossa che mi fanno male", è la testimonianza di Mona.
Immagini satellitari di un quartiere del Ghouta orientale mostrano che il 71% degli edifici è stato distrutto o danneggiato.
"La tregua di cinque ore al giorno e l'imposizione di un cosiddetto corridoio umanitario proposto dal presidente russo non è sufficiente. Sono infatti necessarie azioni più efficaci come quelle approvate all’unanimità lo scorso weekend dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, tra cui un cessate il fuoco per almeno 30 giorni e la possibilità di distribuire aiuti umanitari e condurre evacuazioni mediche. I bambini e le loro famiglie vivono in un vero e proprio inferno nel tentativo disperato di proteggersi da questa violenza terrificante e senza fine – ha dichiarato Sonia Khush, direttrice della risposta di Save the Children in Siria – Il conflitto sta per entrare nel suo ottavo anno ma è ancora ben lontano dall’essere risolto e tutte le parti coinvolte continuano a mostrare totale disprezzo per la vita umana e il benessere dei bambini. I combattimenti devono cessare e le agenzie umanitarie devono poter essere autorizzate a fornire aiuti umanitari salvavita, altrimenti altri bambini continueranno a morire".
Video disponibile al link: https://we.tl/gtEVJHhlSa
*nomi di fantasia per proteggere la privacy delle persone intervistate
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