Siria: 350.000 civili intrappolati nel Ghouta orientale a causa dei bombardamenti intensi delle ultime ore
In seguito all’escalation di violenze e bombardamenti senza precedenti che hanno colpito l’area del Ghouta orientale nelle ultime 48 ore, più di 350.000 civili sono intrappolati nell’enclave in mano all’opposizione e corrono gravi rischi per la loro vita, denuncia Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro.
Soltanto nelle ultime 24 ore, viene riportato che almeno 100 persone, tra cui decine di bambini, sono state uccise e non si intravvedono segnali che possano far pensare a una fine dei bombardamenti che hanno distrutto le abitazioni costringendo la popolazione a rifugiarsi nei sotterranei. Secondo quanto riferito dai partner locali di Save the Children, inoltre, 4 ospedali, tra cui una clinica per la maternità, sono stati colpiti ieri da un attacco, mentre le strade sono completamente deserte a parte le sirene delle ambulanze che trasportano i feriti in cliniche di fortuna. In alcune parti del Ghouta orientale la distruzione ha infatti raggiunto livelli più elevati di quelli registrati durante il picco della crisi di Aleppo nel 2016.
“La situazione è a dir poco terribile. Gli attacchi aerei non si sono fermati neanche per un secondo durante tutta la notte. Sono uscito molto presto al mattino per cercare del pane. In tutto il Ghouta c’è solo un panificio in funzione, ma c’erano più di 500 uomini in attesa e non sono riuscito a prendere il pane. I bambini non hanno mai provato così tanta paura, durante la notte si sente continuamente il loro pianto impaurito. Le madri vivono nel terrore e non riescono a dormire. Ieri il Ghouta era completamente al buio, non c’era neanche una lampadina accesa, neanche una luce. La popolazione chiede l’intervento delle Nazioni unite e delle altre organizzazioni. Non vogliamo altro che la fine dei bombardamenti e degli attacchi”, ha raccontato un portavoce di Syria Relief, partner di Save the Children.
“Eravamo nel seminterrato quando abbiamo sentito un’esplosione. Siamo ritornati il giorno dopo e abbiamo trovato la nostra casa distrutta. Abbiamo iniziato a scavare tra le macerie per cercare le nostre cose e continuiamo a farlo anche adesso”, ha invece raccontato il giovane Anas.
Le recenti immagini dal satellite del quartiere Ein Terma nel Ghouta orientale, dove si trovano ancora 18.500 persone, mostrano che il 71% degli edifici è stato distrutto o danneggiato, mentre a Zamalka, altro grande quartiere, questa sorte è toccata al 59% delle costruzioni. Inoltre da almeno due anni mancano acqua e elettricità.
Migliaia di famiglie, in questo momento, sono costrette a passare la maggior parte dei giorni e delle notti nel tentativo di ripararsi dai bombardamenti. Operatori umanitari locali hanno riferito a Save the Children che 4.100 famiglie stanno attualmente vivendo in seminterrati e rifugi sotterranei, più della metà dei quali privi di acqua potabile, servizi igienici e sistemi di ventilazione, dove i bambini sono esposti al rischio di contrarre malattie.
“A causa della forza delle esplosioni, alcune persone sono state sbalzate fuori dal secondo o terzo piano delle loro case. Tra di loro anche donne e bambini con le ossa completamente rotte”, ha spiegato un operatore umanitario nel Ghouta orientale.
In vista della riunione, questa settimana, del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere della crisi in corso, Save the Children chiede con urgenza un immediato cessate il fuoco.
“La situazione è gravissima. I bombardamenti non hanno fine e aumenta di ora in ora il numero di bambini che muoiono. Queste famiglie non hanno più nessun luogo dove fuggire, sono intrappolate e vittime di attacchi giorno e notte. Abbiamo urgentemente bisogno di un cessate il fuoco in modo da mettere fine alle uccisioni e alle mutilazioni. Ề anche fondamentale che venga garantito l’accesso umanitario per assicurare cibo, forniture mediche e rifugi sicuri a persone che stanno sopportando il peso di questa terribile guerra che sta peggiorando ogni giorno", ha dichiarato Sonia Khush, Direttore per la risposta umanitaria di Save the Children in Siria.
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