Libano: quasi un terzo dei bambini affronta livelli critici di fame in un Paese in crisi dopo un anno di conflitto.

Quasi un terzo dei bambini in Libano – il 29% – ha iniziato il nuovo anno affrontando livelli critici di fame, mentre alcuni sono spinti al lavoro minorile per sostenere le proprie famiglie. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, sulla base dei nuovi dati che hanno mostrato un aumento di quasi il 5% della fame infantile negli ultimi tre mesi[1].

Nuovi dati dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), la principale autorità internazionale sulla gravità delle crisi alimentari, arrivano mentre il Libano affronta la fase della ricostruzione dopo 15 mesi di escalation del conflitto con Israele che ha gravemente danneggiato la produzione agricola, interrotto le catene di approvvigionamento e causato l’aumento dei prezzi alle stelle.

Secondo le stime di Save the Children circa 526.000 bambini in Libano entro marzo si troveranno a livelli di fame di “crisi”, “emergenza” o “catastrofe”, pari alla fase 3 IPC o superiori – rispetto ai circa 504.000 bambini di ottobre[2] .

Per la prima volta in Libano, nella storica città di Baalbek, è stata registrata la Fase 4 dell’IPC, o condizioni di “emergenza” della fame, il che significa che le famiglie si trovano ad affrontare alti tassi di malnutrizione e ricorrono a strategie estreme, tra cui lavoro minorile, attività illegali o contrarre debiti eccessivamente onerosi.

Le comunità di rifugiati palestinesi e siriani in Libano sono particolarmente colpite, il 40% di loro affronta livelli di crisi e di emergenza della fame – Fase 3 dell’IPC e oltre.

"I miei figli spesso chiedono cose che non possiamo dargli. Nessuno di loro va a scuola, e mio marito non è più stato in grado di lavorare a causa di un incidente. Molti generi alimentari essenziali sono fuori dalla nostra portata a causa dei prezzi esorbitanti. L’unica cosa che possiamo permetterci stabilmente è il pane. Frutta e verdura, che sono vitali, ora sono un lusso che non possiamo portare a casa ogni giorno” ha detto Aisha*, madre di tre bambini che vive nel nord del Libano e lotta da oltre un anno contro la malnutrizione del suo figlio più piccolo di due anni.

Dall’ottobre 2023, il conflitto tra Hezbollah e Israele ha ucciso più di 4.000 persone in Libano, tra cui 290 bambini, e ha provocato 1,2 milioni di sfollati, peggiorando una terribile crisi umanitaria in corso nel Paese. Più della metà dei 5,5 milioni di abitanti, infatti, dipendeva già dagli aiuti umanitari per i bisogni primari, prima dell’inizio del conflitto.

Oggi 1 bambino su 4 sotto i cinque anni vive in grave povertà alimentare. L’istruzione è interrotta da sei anni, a causa della pandemia, dell’instabilità politica, dell’esplosione al porto di Beirut e degli scioperi degli insegnanti che minacciano il loro futuro.

“Nel corso degli anni i bambini in Libano sono stati colpiti da uno shock dopo l’altro e il cibo ha finito per essere sempre più fuori portata. Il recente conflitto ha ulteriormente peggiorato le condizioni del Paese, attanagliato oggi da fame e povertà. Quasi un terzo dei bambini affrontano livelli di fame critici, con il concreto pericolo per un’intera generazione di avere danni a lungo termine per la propria salute. Per i più piccoli questa crisi potrebbe essere una questione di vita o di morte. I bambini malnutriti rischiano di contrarre malattie mortali e di subire danni permanenti allo sviluppo che possono causare molteplici problemi di salute.  Sono scampati alle bombe solo per affrontare nuove minacce di fame e malattie. Non possiamo lasciare che questa diventi la nuova normalità” ha dichiarato Jennifer Moorehead, Direttrice di Save the Children in Libano.

Save the Children chiede a tutti i firmatari dell’accordo di cessate il fuoco di garantire che venga mantenuto a tempo indefinito e di garantire che ogni bambino in Libano abbia accesso all’assistenza e ai servizi essenziali di cui ha bisogno per sopravvivere e prosperare. Gli operatori umanitari devono essere in grado di fornire aiuti e le famiglie devono essere in grado di riceverli – in modo sicuro e rapido, senza ostacoli o restrizioni.

L’Organizzazione invita inoltre tutti i programmi di assistenza alimentare a rispondere in modo specifico ai bisogni alimentari dei bambini, dando priorità all’accesso a diete nutrienti e diversificate, per prevenire impatti irreversibili sullo sviluppo.

Save the Children lavora in Libano dal 1953. Dall’ottobre 2023, ha intensificato la sua risposta in Libano, sostenendo i bambini e le famiglie libanesi, siriane e palestinesi sfollate. Dall’ottobre 2023, ha supportato più di 175.000 persone, tra cui 70.000 bambini, con servizi di protezione dell’infanzia, programmi educativi, fornendo sostegno economico, alloggi, coperte, materassi e cuscini, pacchi alimentari, bottiglie d’acqua e kit contenenti articoli igienici essenziali.

*I nomi sono stati modificati per motivi di protezione

Per informazioni: 
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[1] Il nuovo rapporto IPC afferma che, durante il periodo di proiezione dicembre 2024-marzo 2025, si prevede che l’insicurezza alimentare peggiorerà, con 1,66 milioni di persone (30%) che dovranno affrontare la Fase 3+ dell’IPC. Sulla base della quota di popolazione infantile stimata dalle Nazioni Unite pari al 31,7%, abbiamo calcolato che questa includerebbe circa 526.000 bambini, ovvero il 29% della popolazione infantile totale. Stimiamo che la popolazione infantile totale sia di 1.840.700 utilizzando una quota infantile del 31,7% rispetto alla popolazione totale stimata dalle Nazioni Unite di 5,8 milioni di persone.

[2] Il nuovo rapporto dell’IPC afferma che nei mesi di ottobre e novembre 2024, circa 1,59 milioni di persone in tutto il Libano hanno dovuto affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta (Fase 3 dell’IPC e successive). Abbiamo stimato che questo includa 504.000 bambini sulla base della quota infantile stimata dalle Nazioni Unite del 31,7% rispetto a questa cifra.