Superare violenza domestica e assistita: il progetto Gemme

La violenza domestica e assistita è un fenomeno ancora drammaticamente diffuso che viola i diritti di donne e bambini/e e ne mina alla base il senso di sicurezza e di benessere. 

Spesso i nuclei mamma- bambino/a che escono da una situazione di violenza trovano protezione all’interno di strutture di accoglienza in cui possono avviare percorsi di sostegno psicologico, assistenza legale ed empowerment. 

Di fondamentale importanza, in questi casi, è la strutturazione di una presa in carico integrata che si rivolga ai singoli membri del nucleo e che ponga attenzione anche alla relazione tra di loro, perché le conseguenze della violenza su donne e bambini/e si riverberano a diversi livelli - emotivo, cognitivo, relazionale - sia nel breve che nel lungo periodo e possono inficiare la serenità della loro relazione.

Il progetto Gemme


Il nostro progetto “Gemme” va proprio in questa direzione: attraverso l’attivazione di doti educative, ha voluto offrire un’opportunità per favorire la realizzazione di percorsi personalizzati, articolati in interventi psico-educativi, ludico – ricreativi e formativi, rivolti a minori vittime di violenza assistita.
Gli interventi erano finalizzati principalmente:

  • al miglioramento dello stato di benessere del/la bambino/a, 
  • al miglioramento della relazione madre-bambino/a, 
  • all’interruzione/diminuzione del rischio di trasmissione intergenerazionale della violenza.

Hanno beneficiato delle doti 78 minori (45 maschi e 33 femmine), principalmente con età compresa tra i 5 e i 10 anni, ovvero bambini/e in età della scuola primaria (35%) e delle scuole per l’infanzia (33%). 

Le doti che attengono alle attività ludico-ricreative consistono in interventi focalizzati a promuovere, in un contesto di gioco, le risorse e le potenzialità individuali del/la bambino/a. Riguardano prevalentemente l’area dello sport (nuoto, karate, calcio, equitazione) e l’area ludica (centri estivi, campi avventura, giornate al maneggio).

Gli interventi psico-educativi sono focalizzati a supportare la relazione mamma-bambino/a, la promozione della resilienza e l’integrazione del trauma. All’interno di questa area sono stati realizzati interventi di psicomotricità, di logopedia, percorsi di supporto psicologici rivolti al/la minore e alla diade mamma-bambino/a, psicoterapia, percorsi focalizzati sul trauma.

I piani formativi personalizzati sono volti alla promozione e rafforzamento dei talenti e potenzialità̀ di ogni bambino/a. Prevedono l’identificazione e il finanziamento di una serie di beni o attività̀ fondamentali nei percorsi formativi al fine di affrontare le fragilità degli/delle studenti/esse aggravate in epoca Covid-19 anche dalla Didattica a Distanza, ma anche corsi di strumento, come violino e pianoforte, e di lingua.

Uno studio sull’efficacia del progetto


Per misurare l’efficacia del progetto “Gemme” e per comprendere quanto le attività previste siano in grado di portare il cambiamento desiderato, abbiamo realizzato insieme al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Bicocca di Milano, una valutazione qualitativa e quantitativa.
Gli strumenti di valutazione, alcuni dei quali costruiti in collaborazione con i partners, sono stati somministrati prima durante e dopo l’attivazione di ciascuna dote. 

L’analisi ha messo in evidenza come su tutte le dimensioni (comportamento pro-sociale, problemi con i pari, iperattività/disattenzione, problemi di comportamento, difficoltà emotive) sia stato registrato un significativo miglioramento secondo quanto riportato sia delle operatrice sia dalle madri. 

Altri miglioramenti sono stati rilevati anche su altre dimensioni che riguardano la diminuzione della intensità media della criticità rilevata (andamento scolastico, gestione dei giochi, relazione con figure adulte di riferimento, rapporto con gli adulti, problemi di comportamento, sintomi emozionali, adultizzazione o infantilizzazione, sviluppo linguistico e motorio, rapporto con il cibo, rapporto con il sonno).

Più in dettaglio, l’analisi quantitativa ha evidenziato un miglioramento nelle capacità della madre a esercitare le funzioni normative e educativa e le competenze nella cura dei/delle figli/e, negli atteggiamenti iper-protettivi o al contrario denigratori del/della minore nei confronti della madre. Il miglioramento si è registrato con una diminuzione della intensità di manifestazione delle criticità e anche, conseguentemente, una diminuzione del numero di diadi per le quali si è rilevato ex post la criticità.

Infine, il processo di attivazione delle doti, in molti casi, soprattutto all’interno dei centri antiviolenza, ha saputo riconoscere un ruolo attivo anche alla donna, con ricadute positive sul suo empowerment. Tale risultato è da mettere in relazione anche con la metodologia dell’accoglienza dei centri antiviolenza in cui la donna è riconosciuta e legittimata a essere protagonista delle proprie decisioni e scelte. 

Le stesse operatrici riconoscono come l’esperienza relazionale con gli adulti che propongono modelli culturali alternativi rispetto al maltrattante, o la diminuzione della messa in atto di atteggiamenti svalutanti di scimmiottamento dei padri nei confronti delle madri o di atteggiamenti sessisti, possono essere anche interpretati come possibili indicatori di un percorso intrapreso che può tendere verso una diminuzione della trasmissione della violenza intergenerazionale.

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