Storie dal Sahel: le conseguenze del conflitto e del Covid-19 sui bambini
Emmanuel Dori, nostro collega responsabile della risposta umanitaria in Africa occidentale e centrale, racconta con le sue parole e quelle di una bambina che supportiamo le conseguenze del conflitto e della pandemia nella Regione del Sahel.
“Sono senza futuro”
“Non ne usciremo mai, io non sto andando a scuola, i miei genitori moriranno, forse io non morirò. Non so cosa fare senza scuola. Non ho più speranze, sono senza futuro”.
Nella Regione del Sahel, che comprende il Burkina Faso, il Mali e il Niger, molti bambini e molte bambine stanno subendo le conseguenze legate alla pandemia da Covid-19, una malattia il cui impatto in Africa è ancora un preoccupante mistero.
Le parole qui sopra sono quelle di una bambina, di soli 14 anni, che vive in Burkina Faso. Quando l’ho incontrata, a luglio 2020, non ho potuto non vedere la disperazione nel suo volto mentre mi parlava della chiusura delle scuole. Piangeva a singhiozzi, ripetendo “perché? perché? perché?”.
Mentre dal suo viso scendevano ininterrottamente le lacrime ha provato a parlarmi ancora:
“Tutte le scuole sono chiuse; non possiamo andarci per poterci vedere e giocare insieme. Siamo chiusi in casa. Dobbiamo scordarci i giochi, gli amici, gli insegnanti che non vedo più. Mi sento così sola”.
Le conseguenze sull’istruzione dei bambini e delle bambine
Come lei migliaia di bambini vivevano in una situazione difficile ancor prima dell’arrivo del Covid-19; frequenti gli attacchi alle scuole e altre gravi violazioni contro i bambini. Già prima della pandemia più di 3.000 scuole erano state costrette a chiudere a causa dell'insicurezza data dal conflitto, lasciando senza istruzione oltre 8 milioni di bambini e tra il 2015 e il 2019 sono stati segnalati più di 430 attacchi contro scuole e istituti.
Oggi, sono 13 milioni i bambini che non vanno a scuola a causa del conflitto e della pandemia. Essere privati di un ambiente scolastico non solo ha effetti devastanti sull'apprendimento dei bambini, ma può anche avere gravi conseguenze per la loro salute mentale, il loro benessere e la loro sicurezza.
Ho incontrato tanti bambini che mi hanno detto di sentirsi "imprigionati" perché costretti a restare a casa. Nonostante gli sforzi compiuti dagli Stati del Sahel per rispondere alla pandemia, attraverso iniziative di apprendimento a distanza, come la trasmissione di lezioni via radio, molti bambini sono rimasti indietro, in quanto vivono in aree dove non c’è copertura radio o rete internet oppure non possono permettersi di acquistare un dispositivo per seguire la DaD.
Oltre i problemi strutturali vi sono quelli economici, alcuni bambini si sono ritrovati costretti a lavorare per sostenere le loro famiglie colpite troppo duramente dalle conseguenze economiche della pandemia.
I bambini che non vanno a scuola sono anche molto più vulnerabili alla violenza, agli abusi e allo sfruttamento, ai matrimoni precoci e al reclutamento forzato da parte di gruppi armati.
Ho sentito troppe storie di bambini che subiscono violenza.
La nostra risposta nel Sahel: un progetto integrato di salute ed educazione
Per queste ragioni e per molte altre la priorità deve essere data all’istruzione, alla protezione e al supporto psicosociale dei bambini e delle bambine. Con il sostegno dell'Unione europea, stiamo facendo proprio questo. L’EU Regional Pilot Programmatic Partnership nel Sahel - la partnership pilota con l’Unione Europea nella Regione del Sahel - riconosce che l'istruzione con supporto integrato per la salute mentale è un intervento salvavita, importante tanto quanto l’accesso al cibo e a un riparo. Sostenere l'apprendimento e il benessere sociale ed emotivo dei bambini aprirà loro un futuro ricco di opportunità.
Con lo scoppio della pandemia e l'escalation di violenze, questo progetto è la risposta necessaria. Grazie a questo possiamo fornire un apprendimento sicuro e inclusivo e sostenere i servizi di salute mentale per i bambini delle comunità sfollate e ospitanti.
In particolare sosteniamo la loro educazione attraverso lezioni di recupero in centri di apprendimento specializzati, forniamo ai bambini materiali e attrezzature per l'apprendimento e formiamo gli insegnanti, gli operatori sanitari e altri membri della comunità per poter identificare al meglio i bambini e le bambine che necessitano supporto psicosociale e di protezione.
Il progetto aiuta anche a migliorare a livello nazionale le strutture e i sistemi esistenti per garantire che l'istruzione, la protezione dei bambini e i servizi di supporto alla salute mentale siano riconosciuti come componenti essenziali in una risposta emergenziale come questa.
Progetti come questo sono un'ancora di salvezza per la ragazza di 14 anni che ho incontrato in Burkina Faso e per migliaia di altre. Lavorando in tutta la Regione con 100.000 bambini e 45.000 insegnanti, operatori sanitari e membri della comunità, questo supporto è fondamentale per proteggere i diritti e il futuro dei bambini in questa crisi implacabile.