Ebola: a un anno dallo scoppio dell'emergenza
È ormai un anno che l’Ebola sta uccidendo migliaia di persone nell’Africa Occidentale, per questo oggi vogliamo raccontarvi la storia di Annie e Griffith, due fratelli sopravvissuti.
Mia madre si sentiva debole e non aveva appetito, racconta Griffith, abbiamo chiamato i soccorsi e l’hanno portata subito via, ma non riuscivamo ad avere notizie sulle sue condizioni. Una settimana più tardi si è ammalata la mia sorellina Mary di 11 anni. Tre giorni dopo è successa la stessa cosa a Madeline, la maggiore, e al suo bambino di soli 6 mesi.
Purtroppo nessuno di loro è sopravvissuto. Annie e Griffith sono stati messi in quarantena subito dopo. I nostri operatori hanno dato loro cibo, un materasso, un kit igienico e quanto necessario per superare il periodo di isolamento. Quel poco che c’era nella loro casa è stato infatti bruciato per eliminarepossibili tracce del virus. Annie e Griffith hanno dovuto dormire sotto un albero per 21 giorni prima di poter rientrare in casa.
Era tutto bagnato e faceva freddo, dice Griffith, avevamo solo una coperta e per riscaldarci ci stringevamo l’uno all’altra.
Al termine della quarantena Annie e Griffith hanno ricevuto l’essenziale per tornare a vivere nella loro casa, oltre ad un supporto psicologico per elaborare il lutto e non restare chiusi nel loro dolore. Kou, uno dei nostri operatori li ha assistiti sin dall’inizio, dice che Annie ha vissuto un trauma che difficilmente potrà dimenticare.
Mi mancano le mie sorelle e la mia mamma perché quando eravamo insieme eravamo felici. Mia madre usciva e comprava delle caramelle e quando tornava mi diceva: Piccola ho una cosa per te! Racconta Annie. È molto difficile. Quando Annie fa qualche capriccio e la rimprovero, lei mi risponde che le manca la mamma. Io non ho la pazienza di nostra madre, ma non voglio turbarla dopo tutto quello che abbiamo passato, racconta Griffith.
Dallo scoppio dell’emergenza nel marzo del 2014, sono morte quasi 9.000 persone in Liberia, Sierra Leone e Guinea, i tre stati maggiormente colpiti dal virus Ebola. Save the Children è sul campo dall’inizio della crisi in difesa di migliaia di bambini ai quali offriamo cure mediche e protezione. L'Ebola è un'infezione virale estremamente contagiosa. Si trasmette attraverso il contatto con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di persone o animali infetti. L’incubazione può durare da 2 a 21 giorni, dopo i quali generalmente si presentano febbre, dolori muscolari e cefalea. Al momento non esiste una terapia specifica per curare questa malattia.Ai pazienti viene garantita una buona idratazione e vengono somministrati farmaci per alleviare il dolore e rafforzare le risposte del sistema immunitario. In questa situazione i bambini, oltre al rischio di contagio, sono esposti a tanti altri problemi che li rendono estremamente vulnerabili:
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- perdono o vengono separati dai genitori;
- hanno difficoltà di accesso a cure mediche e a cibo;
- sono soggetti a un forte stress dovuto a lunghip eriodi di isolamento all’interno delle proprie case o delle strutture preposte;
- non possono più andare a scuola.
Per rispondere ai loro bisogni stiamo cercando di riunire i bambini alle loro famiglie e di trovare una nuova casa per quelli rimasti orfani. A causa di questa terribile epidemia anche l’attività educativa è stata bloccata. In Guinea, ad esempio, le scuole sono rimaste chiuse per quasi un anno (marzo 2014 - gennaio 2015). Stiamo per questo supportando le autorità locali per fare in modo che le lezioni riprendano quanto prima. Uno dei più importanti risultati raggiunti è stata la riapertura di 840 scuole in Liberia in collaborazione con il Ministero dell’Educazione. La tutela della salute di insegnanti e bambini è stata la nostra priorità. È infatti di fondamentale importanza che nelle scuole vi siano acqua, kit igienici, aree per l’isolamento temporaneo dei casi sospetti e che tutti gli ambienti siano puliti e disinfettati. In 546 di queste scuole abbiamo distribuito centinaia di kit di primo soccorso, termometri digitali, cloro e sapone. Nelle aule sono stati inoltre appesi dei poster informativi sul virus e sulle buone prassi di prevenzione come quella di lavarsi spesso le mani. Ad oggi i nostri operatori hanno raggiunto più di 580.000 persone. Grazie a questo tipo di sostengo, Annie e Griffith hanno di nuovo ancora voglia di vivere. Annie non vede l’ora di tornare a scuola, dove l’aspetta il suo maestro preferito. La bimba ha progetti e desideri per il futuro: le piacerebbe studiare per diventare insegnante. Anche Griffith vuole tornare alla vita che faceva prima. Gli piacciono molto i libri e vorrebbe andare all’università per studiare medicina e aiutare le persone ammalate del suo paese.