Viaggio in Albania – così vicino, così lontano (FOTO)
Pubblichiamo il racconto di viaggio di Laura Falconi, membro dello staff di Save the Children, che recentemente ha visitato i nostri progetti in Albania con un gruppo di donatori.
Arrivo in Albania dopo un viaggio brevissimo dall’Italia e mi accoglie un’atmosfera familiare nel paesaggio e nella gente. In macchina verso Tirana mano a mano si fa evidente un contesto di degrado, l’Albania infatti è uno dei paesi più poveri d’Europa con un numero spaventoso di bambini in condizioni di disagio estremo. Le statistiche dicono che sia addirittura il peggior paese del mondo sviluppato dove essere un bambino o una donna – a causa delle gravi carenze nella sanità, nell’educazione e della diffusa violenza domestica. I più poveri tra i poveri sono le minoranze Rom, i cui bambini soffrono le peggiori forme di discriminazione. Nella mia visita vado proprio a vedere cosa faccia Save the Children per dare un futuro diverso a questi bambini. Lavoro per Save the Children da 8 anni e mi occupo di comunicazione e raccolta fondi con aziende. In particolare sono responsabile della partnership con Bulgari e sono in Albania proprio per accompagnare 5 dipendenti a visitare i progetti finanziati dall’azienda grazie alle vendite di un anello dedicato a Save the Children.
La scuola è obbligatori per tutti in Albania, ma accogliere i piccoli Rom è molto più difficile di quanto si possa immaginare. Queste comunità, tradizionalmente, vivono in baracche, senz’acqua corrente né servizi. Fin dai primi giorni, la vita di questi bambini è sui marciapiedi. Non ricevono nessuna cura, non sono esposti a nessuno stimolo. Non imparano le cose più elementari, come lavarsi, giocare e socializzare. Accogliere un bambino Rom nel sistema scolastico è l’unico modo per iniziare un percorso di integrazione, per evitare che il suo futuro resti relegato ai margini della società. [cycloneslider id="viaggio-in-albania"] La faccenda però è estremamente complessa e ci sono resistenze da parte di tutte le parti coinvolte. Le famiglie Rom, che sono profondamente attaccate alle loro tradizioni; la scuola e gli insegnanti, che spesso vedono i bambini Rom come presenze scomode e problematiche; le famiglie dei bambini albanesi, che sono preoccupate che l’integrazione vada a scapito del rendimento scolastico dei propri figli; infine i bambini albanesi, che non sempre riescono a socializzare spontaneamente con i piccoli Rom. Kinostudio è uno dei quartieri più degradati di Tirana e qui Save the Children, grazie all’aiuto di Bulgari, offre un centro di accoglienza diurno dove i bambini di strada di tutte le età vengono accolti e possano lavarsi, mangiare, giocare, prepararsi all’inserimento scolastico, imparare a leggere e scrivere e avvicinarsi alla musica e al disegno. Il progetto supporta interventi con le famiglie Rom, specialmente con le mamme, per aiutarle a vincere la diffidenza e riconoscere il beneficio di mandare i propri figli a scuola. Questo è poi integrato dal lavoro all’interno della scuola pubblica, con gli insegnanti e con le famiglie albanesi, per diffondere la consapevolezza che l’integrazione sia un percorso indispensabile per una società più giusta e migliore per tutti. Insieme ai nostri ospiti di Bulgari abbiamo avuto modo di vedere – e di capire – ogni componente di questo complicato progetto. Siamo andati nel campo Rom, una vera discarica a cielo aperto dove baracche di lamiera sono “casa” per i bambini accolti dal nostro centro diurno. La miseria - oltre ad ogni immaginazione – riempie i nostri occhi di sgomento. L’acre odore di plastica bruciata marca indelebilmente quelle immagini nella nostra memoria. Poi siamo stati al nostro Centro Socio Educativo (FBSH), dove abbiamo visto i bambini, divisi per gruppi di età, occupati in attività scolastiche o pre-scolastiche. L’atmosfera gioiosa e i bambini sorridenti. Alcuni degli operatori sono ragazzi Rom che da piccoli hanno avuto la fortuna di essere accolti in questo centro e oggi hanno un lavoro ed una vita come gli altri ragazzi albanesi. Infine siamo andati a visitare la scuola pubblica del quartiere, e abbiamo visto come in ogni classe ci fossero dei bambini Rom. Puliti e ordinati, capaci di stare insieme agli altri e seguire le lezioni. All’ultimo piano del Centro Socio Educativo c’è anche uno spazio per gli adolescenti e insieme ai nostri ospiti di Bulgari abbiamo potuto parlare con loro e ascoltare quali fossero i loro progetti di vita: lavorare da un parrucchiere, studiare grafica pubblicitaria o suonare il violino. Sono incuriositi dalla nostra presenza, ci domandano chi siamo. Hanno sguardi intelligenti e un futuro che li porterà lontano dalla desolazione del campo Rom in cui sono nati. Mi porto a casa quanto sia incredibilmente complesso il lavoro che fanno i nostri colleghi sul campo. Quanto sia straordinario garantire ad un bambino Rom la “normalità” di cui ha diritto. Quanto sia meraviglioso riuscire ad avere un impatto così significativo sul destino di un essere umano. Mi porto anche a casa la grande soddisfazione di lavorare con un donatore che non solo in 5 anni ha raccolto l’incredibile somma di €23 milioni per Save the Children, ma soprattutto che ha la curiosità di voler vedere e capire come investiamo i fondi raccolti.