Infanzia, Venezia: inaugurato il nuovo Punto Luce a Marghera
Oggi 6 dicembre 2016, alle ore 10.00 in via Don Orione 1 a Marghera, verrà inaugurato il nuovo “Punto Luce” di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a tutelare i loro diritti.
Il nuovo polo educativo, uno spazio di 160 metri quadrati realizzato da Save the Children in collaborazione con il Comune di Venezia all’interno dell’ex Scuola Dario e Federica Stefani, nasce in uno dei quartieri a maggior rischio di fragilità ed esclusione sociale della città. Il Punto Luce, finanziato da Save the Children, nell’ambito della campagna nazionale per il contrasto della povertà educativa "Illuminiamo il Futuro" lanciata a maggio 2014, è gestito dall’Organizzazione stessa in collaborazione con Itaca Cooperativa Sociale Onlus, che dal 1992 opera nei campi dell’impegno sociale, sanitario ed educativo.
All’evento di inaugurazione, che prevede la partecipazione di alcune classi di bambini delle scuole primarie impegnati in laboratori ludico-didattici, interverranno, tra gli altri, l’Assessore alla Coesione Sociale del Comune di Venezia Simone Venturini, Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children e Orietta Antonini, Presidente della Cooperativa Itaca.
Il nuovo Punto Luce di Venezia Marghera, il primo nel nordest del Paese, arricchisce una rete di 18 centri che Save the Children ha già realizzato a partire dal 2014 in 11, ora 12, regioni italiane da nord a sud, ed è un luogo dove bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni possono usufruire gratuitamente del servizio di accompagnamento scolastico e di invito alla lettura, laboratori musicali, teatrali, di danza e di educazione alle nuove tecnologie per un uso consapevole di strumenti come il web e i social network, partecipare ad attività motorie e sportive e di promozione di stili di vita sani e sostenibili. . Allo stesso tempo i bambini e i ragazzi che si trovino in particolari condizioni di privazione potranno essere supportati anche attraverso le doti educative, ossia, piani educativi individuali costruiti sulla base dei loro bisogni.
Come avviene già in altre città italiane, anche a Venezia Marghera il Punto Luce vuole essere un centro ad alta densità educativa all’interno di un quartiere complesso dal punto di vista sociale dove i bambini e i ragazzi possano rafforzare le proprie competenze e conoscenze ma anche scoprire le proprie inclinazioni e il proprio potenziale, in luogo sicuro e protetto sotto la guida di educatori e personale specializzato Il progetto è quello di un presidio sociale riconosciuto sul territorio che catalizzi e metta in rete le diverse risorse educative, formali e informali, per contribuire alla costruzione di una “comunità educante” in grado di accompagnare i bambini e gli adolescenti nella loro crescita e nella costruzione del loro futuro.
Illuminiamo il Futuro – I dati sulla povertà educativa in Veneto
I Punti Luce, e la campagna Illuminiamo il Futuro di Save the Children, nascono con l’intento di contrastare la povertà educativa in Italia, in particolare dove risulta maggiormente carente l’offerta di servizi e opportunità educative e formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Da questo punto di vista, il Veneto è una regione con picchi virtuosi in alcuni ambiti, a cui fanno da contraltare alcune importanti carenze e criticità, e si colloca in una posizione intermedia (6° posto) nella classifica sulla povertà educativa in Italia stilata da Save the Children e basata sull’Indice di Povertà Educativa (IPE)[1], a pari merito con Piemonte, Toscana, Marche, Umbria, Sardegna e Basilicata.
“La collocazione del Punto Luce a Venezia Marghera rispecchia il desiderio di essere presenti anche in una regione per tanti versi avanzata, come il Veneto, comunque colpita dalla crisi economica, dove molti bambini e adolescenti hanno bisogno di opportunità educative e formative” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Se il Veneto nel suo insieme, ad esempio, ha un primato positivo in Italia sulla dispersione scolastica, l’area di Marghera presenta, con Mestre, tassi più elevati di dispersione, e una forte connessione di questo disagio con le difficili condizioni economiche e sociali delle famiglie.”
Anche se la dispersione scolastica in Veneto è già scesa virtuosamente sotto soglia massima del 10% fissata dall’Unione Europea per il 2020, la regione mostra alcune preoccupanti lacune nelle opportunità educative che possono avere un impatto ancor più negativo nelle aree a maggior rischio, come la copertura dell’offerta di servizi pubblici all’infanzia che in media nella regione si limita al 10%. Anche la carenza del tempo pieno nelle scuole venete segna livelli allarmanti: il tempo pieno è assente nel 74% delle primarie e ben nell’87% delle secondarie di primo grado, livelli più alti della media italiana che è rispettivamente del 68% e dell’80%. E il 70% degli studenti frequenta scuole dotate di infrastrutture inadeguate a garantire l’approfondimento (il dato nazionale è del 59%).
Ma proprio dove le famiglie sono in maggiore difficoltà, non è solo il ridotto accesso all’istruzione o la sua scarsa qualità ad incidere sulla povertà educativa. Oltre al percorso scolastico, infatti, uno degli elementi fondamentali per contrastare la povertà educativa, è determinato dal contesto educativo: la partecipazione ad attività extracurriculari come andare a teatro, concerti, musei, siti archeologici o monumenti, o svolgere attività sportive, leggere libri o utilizzare internet, sono fondamentali indicatori dell’opportunità o della privazione educativa. In Veneto, ben il 57% dei bambini non ha svolto nell’ultimo anno 4 o più attività tra queste sette attività, considerate importanti[2], e sono proprio questo tipo di risorse che risultano assenti o diventano immediatamente inaccessibili laddove condizioni di povertà assoluta o relativa hanno un maggiore impatto.
Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive. A questo proposito, gli indicatori segnalano anche una connessione molto forte tra povertà educativa e i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
Tel 06-48070023/63/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it
[1] L’IPE è stato realizzato da Save the Children, con il contributo del Comitato Scientifico sulla povertà educativa in Italia (di cui fanno parte Andrea Brandolini, Banca d’Italia; Daniela Del Boca, Università di Torino; Maurizio Ferrera, Università di Milano; Marco Rossi-Doria, Esperto Istruzione e Integrazione Sociale; Chiara Saraceno, Università di Torino), a partire dalla metodologia messa a puto dall’Istat in via sperimentale per il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile 2015 e comprensivo di 10 indicatori, raggruppati in due macroaree: Offerta educativa e Apprendimento e Sviluppo. Per ciascuna di queste macroaree è stato realizzato un singolo IPE, cui si aggiunge la classifica finale delle regioni con il più alto Indice di Povertà Educativa. Quest’ultimo è derivato dalla media aritmetica dei punteggi in ciascuno dei 10 indicatori selezionati, standardizzati rispetto al valore di riferimento per l’Italia, fissato a 100. La classifica riflette quindi il punteggio di ciascuna regione nell’indice rispetto al valore nazionale. La classifica IPE è stata suddivisa in 8 fasce, ciascuna delle quali raggruppa le regioni comprese in un range di 5 punti. La fascia 1 raggruppa le regioni con maggiore povertà educativa.
[2] Fonte: Elaborazione ISTAT per Save the Children.