Il bilancio 2015: cosa abbiamo fatto per la protezione dei minori in Italia, la storia di Nadia
Nel 2015, abbiamo destinato il 26% delle nostre risorse alla protezione dei minori, in particolar modo dei minori migranti. Tra questi, i più vulnerabili sono i minori che arrivano in Italia non accompagnati e quindi privi di protezione familiare. Grazie ai nostri donatori, abbiamo restituito a 22.037 beneficiari un'adeguata tutela per prevenire e rispondere al rischio di abuso, sfruttamento e violenza.
Lo scorso anno, sulle coste italiane sono arrivati oltre 16.000 minori migranti e di questi più di 12.000 non accompagnati da genitori o familiari. I progetti che abbiamo attivato nel 2015 in Italia, mirano ad accogliere i minori in fuga dai conflitti ed emergenze umanitarie e a difenderli dai rischi di esclusione a cui vanno incontro: la distruzione e il collasso delle scuole e del servizio sanitario, nei loro Paesi d'origine, li costringono ad affrontare forti barriere alla sopravvivenza e all'educazione.
Civico Zero è uno dei nostri progetti di tutela e protezione dei minori, particolarmente orientato ai minori migrantiche, anche nel 2015, ha garantito loro servizi base e orientamento su diritti, capacità e opportunità, per metterli in condizione di rimodulare i propri progetti di vita. Nel 2015 abbiamo aperto un nuovo centro a Torino che si è andato ad aggiungere a quelli di Milano e Roma; quest'ultimo ha registrato 1.264 nuovi accessi di minori non accompagnati.
È a Milano che abbiamo incontrato Nadia, una ragazza siriana di 15 anni. Il suo racconto è la cronaca di una fuga che sembra non finire mai: una rotta che, nel momento in cui conosciamo Nadia non è ancora conclusa ma, da fuga si è trasformata in un viaggio verso una vita migliore.
Abbiamo lasciato Homs due anni e mezzo e fa e siamo andati a Damasco dove siamo rimasti per due mesi, poi in Egitto, al Cairo, per altri due mesi, ma anche lì eravamo in pericolo, così siamo andati in Libia. Abbiamo viaggiato in cinque: mamma, papà, due fratellini di 4 e 10 anni. Ogni volta che le persone scoprivano che eravamo siriani ci attaccavano verbalmente o con le armi, ci dicevano di tornare al nostro paese. In particolare, c’era un uomo, un vicino di casa, che mi voleva prendere in moglie, io non volevo, i miei genitori neanche ovviamente. Così ha iniziato a minacciare la mia famiglia, dicendo che avrebbe ucciso tutti, se non avessimo acconsentito. Ci sono altre ragazze che, come me, sono scappate via con la famiglia.
Nadia è stata soccorsa sulle coste della Sicilia, è riuscita ad arrivare a Roma ma desiderava ricongiungersi con la zia in Danimarca.
Appena arriverò io e mio fratello Humam ci iscriveremo a scuola. Mi mancherà sempre Homs. Avevo una vita semplice e bella. Avevamo tanti sogni che avremmo voluto realizzare in Siria perché lì non ci mancava nulla per essere felici.