Un mese dopo il terremoto in Myanmar più di 40.000 persone senza casa

Save the Children
Il 28 marzo, il Myanmar centrale è stato colpito da un terremoto di magnitudo 7.7, il più forte degli ultimi cento anni. Il bilancio ufficiale parla di almeno 3.700 morti e 4.800 feriti, ma i numeri reali sono probabilmente molto più alti, a causa della difficoltà nel raccogliere dati affidabili. Inoltre, il terremoto ha causato lo sfollamento di circa 200.000 individui. Le scosse sismiche continuano quasi quotidianamente, rendendo impossibile rientrare nelle case danneggiate o iniziare interventi di ricostruzione.
A distanza di un mese, oltre 40.000 persone, tra cui moltissimi bambine e bambini, vivono in tende e altri rifugi temporanei precari, esposti a condizioni meteorologiche estreme come piogge torrenziali e caldo soffocante.
Condizioni critiche per migliaia di sfollati
Un mese dopo il devastante terremoto in Myanmar, la situazione per migliaia di famiglie resta drammatica. Circa 200.000 persone sono sfollate e circa 42.000 di queste vivono ancora in rifugi temporanei, costruiti con materiali precari come teli cerati e bambù, del tutto inadatti ad affrontare il caldo estremo e le piogge torrenziali che si stanno già abbattendo su alcune zone del Paese. Molti degli sfollati non hanno inoltre accesso a fonti affidabili di acqua potabile o pulita per lavarsi, risorse fondamentali per limitare la diffusionedi malattie trasmesse dall'acqua e dalle zanzare, come colera e dengue, e di infezioni cutanee.
Tin Tin, 32 anni, madre di un bambino di 4 anni, ha raccontato che la sua casa di famiglia, costruita in legno, è stata danneggiata dal terremoto e che ha dovuto dormire con la famiglia su un campo da calcio esposto alle intemperie. Dall'inizio di aprile vivono in un rifugio temporaneo fatto di teli di stoffa cerata verde e bambù, che per ora è adeguato, ma non lo sarà quando arriveranno il caldo estremo o la pioggia battente.
“Dovremo rimanere qui finché la nostra casa non sarà riparata e non sarà sicuro tornarci. Ma non so quando ciò accadrà, perché ci sono ancora scosse di assestamento e al momento non abbiamo una fonte di reddito. Fino ad allora, questo rifugio è un posto che possiamo chiamare casa” - Tin Tin.
Il nostro intervento
Siamo presenti sul campo dal primo momento e lavoriamo 24 ore su 24 per fornire sostegno urgente a bambini e famiglie con beni essenziali salvavita di emergenza. Ad oggi, abbiamo:
- Distribuito cibo a oltre 22.000 persone, inclusi riso, legumi, pesce in scatola e pasti pronti.
- Consegnato quasi 10.000 kit di emergenza per la casa, contenenti materassini, zanzariere, teloni, corde di nylon e bambù.
- Installato oltre 600 rifugi per offrire una protezione alle persone colpite dal terremoto.
- Allestito spazi sicuri per i bambini, dove possono giocare e ricevere supporto emotivo.
Ma la nostra presenza in Myanmar non è nuova: operiamo nel Paese dal 1995, portando programmi salvavita di assistenza sanitaria, cibo e nutrizione, istruzione e protezione per l’infanzia.
Cosa chiediamo:
Jeremy Stoner, Direttore Regionale Asia ad interim di Save the Children ci dice:
"L'incubo è tutt'altro che finito per i bambini in Myanmar. Molti vivono in rifugi temporanei che si rivelano inadeguati a lungo termine. Le comunità sono inoltre preoccupate di come saranno ristrutturati edifici importanti, comprese le scuole, prima della stagione dei monsoni, che porterà con sé ulteriori disagi per le famiglie già in difficoltà. I donatori devono rispondere con urgenza con finanziamenti rapidi, flessibili e pluriennali che consentano sia un soccorso immediato che una rapida ripresa, ma questo non deve avvenire a scapito dei bisogni umanitari esistenti, cronicamente sottofinanziati. È il momento di agire: le vite di tante persone dipendono da questo”.
Per approfondire leggi il comunicato stampa.