Scontri in Sudan: situazione di pericolo per bambini e civili
Dall'inizio dell’escalation delle violenze nel Sudan, il 15 aprile scorso, più di 3.000 persone sono morte e 6.000 sono rimaste ferite. Di questi, almeno 330 bambini sono stati uccisi e 1900 feriti, secondo il Ministero della Salute del Paese. Tuttavia, operatori umanitari e testimoni affermano che molte vittime non sono state registrate. Inoltre, un numero crescente di minori è a rischio di reclutamento e associazione con gruppi armati. *
Facciamo appello al cessate il fuoco duraturo, ma dobbiamo anche fare in modoche i bambini e le bambine che hanno sopportato giorni di terrore possano ricevere assistenza sanitaria, cibo e acqua.
SCONTRI in Sudan e crisi umanitaria
Lo scoppio dei combattimenti arriva mentre il Sudan sta affrontando la sua peggiore crisi umanitaria di sempre, con conflitti, disastri naturali, epidemie e degrado economico, che hanno portato 15,8 milioni di persone, circa un terzo della popolazione e più della metà dei bambini, ad avere bisogno di sostegno umanitario. Nonostante sia ancora presto per prevedere come evolverà la questione, questa recrudescenza della violenza aggraverà una situazione già disastrosa.
"Mentre i combattimenti sono in corso, non si può dimenticare che vi sono obblighi legali internazionali che impongono di adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere i civili e gli obiettivi civili, comprese le scuole e gli ospedali, che sono protetti dal Diritto Internazionale Umanitario", ha affermato Arshad Malik, Direttore di Save the Children in Sudan.
I bambini e le bambine del Sudan sono già esposti da anni alle conseguenze del conflitto e dei cambiamenti climatici. Un rapporto di Save the Children dello scorso anno ha rilevato che il Sudan è il nono Paese più pericoloso per i bambini che vivono in situazioni di conflitto. E nel Paese, la violenza sessuale continua ad essere utilizzata come strumento per terrorizzare donne e bambini: un numero allarmante di ragazze adolescenti viene aggredito sessualmente e stuprato da combattenti armati in Sudan, dove molte delle sopravvissute hanno tra i 12 e i 17 anni. Approfondisci su Casi di violenza sessuale in Sudan.
Per proteggere i bambini bisogna fermare la violenza
Katharina von Schroeder, direttrice ad interim delle campagne di comunicazione e dei media di Save the Children in Sudan sabato mattina si trovava con suo figlio di 8 anni in una scuola di Khartoum, insieme ad altri nove genitori e 11 bambini, quando sono scoppiati gli scontri.
"Le esplosioni non si sono mai fermate da sabato mattina. Stiamo facendo del nostro meglio per proteggere i bambini dagli eventi, ma iniziano a preoccuparsi. Al mattino abbiamo sentito forti bombardamenti ed esplosioni nelle vicinanze e ci siamo riparati per qualche tempo nel seminterrato. In seguito, abbiamo trovato due proiettili vaganti di fucile all'esterno", ha raccontato la direttrice. L'intervista di Valerio Cataldi per RaiNews. La situazione è molto difficile, i bambini sono spaventati, loro e i civili devono essere protetti.
L'impatto degli scontri sulla popolazione IN SUDAN
Abbiamo dovuto sospendere le nostre operazioni a Khartoum e uno dei nostri uffici è stato saccheggiato. La sospensione della consegna degli aiuti sta mettendo a rischio la vita dei bambini in un Paese dove circa 12 milioni di persone - un quarto della popolazione - vivono già in condizioni di fame acuta.
Nonostante le difficoltà a fornire i nostri servizi medici nelle strutture sanitarie del Darfur settentrionale a causa dei problemi di accesso e di saccheggio, stiamo facendo ogni sforzo laddove le condizioni di sicurezza lo consentono. I bambini e le comunità, per ripararsi dalle violenze, sono rimasti per tre giorni senza cibo né acqua potabile e il furto degli aiuti medici li priverà ulteriormente di beni vitali.
Strutture sanitarie sotto attacco
Le bambine e i bambini sono le prime vittime della guerra, come dimostra anche questa crisi, non solo attraverso le armi ma anche a causa della distruzione di servizi sanitari salvavita. Le strutture sanitarie sono state private di personale, forniture mediche e carburante e almeno 39 ospedali sono completamente fuori servizio, mentre ci sono notizie di un ospedale pediatrico che è stato evacuato.
Dopo sei giorni di intensi scontri e violenze, quasi tutti i 22 milioni di bambini/e del Paese, il 12% dei quali soffre di malnutrizione ed è vulnerabile ad altre malattie, è fuori dalla portata dell’assistenza sanitaria che era già in declino per la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni in Sudan.
Il blackout energetico ha distrutto i vaccini nelle strutture di stoccaggio a bassa temperatura per i vaccini salvavita e le scorte nazionali di insulina e di diversi antibiotici, mettendo così a rischio malattia o complicazioni sanitarie milioni di bambini: almeno 32 i siti danneggiati tra quelli da noi assistiti.
Cosa chiediamo
Chiediamo a tutte le parti di garantire che i bambini siano protetti e che le agenzie umanitarie possano lavorare.
Abbiamo bisogno che la comunità internazionale faccia il possibile per aiutare le autorità a ricostruire il sistema sanitario e fornire fondi per crisi alimentare e sanitaria del Paese. Per proteggere i bambini e i civili bisogna fermare la violenza. Unendoci alla richiesta di Arshad Malik, Direttore di Save the Children in Sudan, chiediamo pertanto alle parti coinvolte di fermare immediatamente i combattimenti, prima che altre vite vadano perse.
Per approfondire leggi il comunicato stampa.
*Dati aggiornati al 7/7/2023