Nella paura costante, la vita dei bambini Rohingya
Save the Children
Un costante stato di paura, tra l’incubo di essere rapiti e alti livelli di ansia e stress. È questa la vita dei bambini Rohingya, dopo 7 anni dalla fuga di più di 700mila persone dalle violenze in Myanmar.
Abbiamo intervistato i rifugiati Rohingya a Cox's Bazar, per lo più donne e adolescenti, i quali hanno testimoniato dell’aumento della violenza nei campi profughi.
Bambini Rohingya, nella paura costante
I bambini e i loro genitori hanno raccontato di vivere nella paura costante dei gruppi armati, soprattutto durante la notte. Molte famiglie Rohingya rimangono nei propri rifugi nei campi di Cox’s Bazar, impedendo di uscire anche ai loro figli per timore delle violenze.
Tra le situazioni che provocano maggiore angoscia e paura tra i 37 intervistati rientra sicuramente il pericolo dei rapimenti a scopo di riscatto, sequestri e reclutamento di bambine e bambini da parte di gruppi armati Rohingya in Bangladesh. Dall’analisi condotta dal gruppo di coordinamento umanitario di Cox's Bazar è emerso che:
- quasi la metà (48%) delle famiglie di rifugiati intervistati è preoccupato per la criminalità e la violenza,
- il 37% ha dichiarato di sentirsi “molto insicuro” o “un po’ insicuro” quando esce da solo di notte.
Violenze e rapimenti dei bambini Rohingya
Quasi un milione di rifugiati Rohingya vive nei campi profughi in Bangladesh: poco più della metà sono bambini. Le bambine e i bambini Rohingya non dovrebbero crescere nella paura, ma l’aumento della violenza nei campi non dà loro la possibilità di vivere un’infanzia serena. Come possono i bambini uscire di casa liberi di giocare, di frequentare spazi aperti, di correre liberi tra le strade?
Faruq, 16 anni, è stato recentemente vittima di un rapimento: gli è stato detto che sarebbe stato ucciso se la sua famiglia non avesse pagato il riscatto. I rapitori avevano chiesto inizialmente più di 25.000 dollari, ma lui è riuscito a fuggire:
“I rapitori ci minacciano in vari modi. Per questo non riusciamo nemmeno a dormire bene in casa. Rimaniamo svegli tutta la notte in attesa del mattino. Non vogliamo più rapimenti o estorsioni qui. Vogliamo poter studiare bene e fare sport. Vogliamo vivere la vita in modo da poter fare tutto ciò che desideriamo”.
Aumento di matrimoni forzati
Le famiglie che abbiamo intervistato hanno riferito un aumento dei matrimoni infantili e di quelli forzati. Alcune hanno affermato che componenti di gruppi armati hanno sposato con la forza donne e ragazze Rohingya. Alcune famiglie hanno detto che il matrimonio infantile è l'unico modo per proteggere le loro figlie dalla violenza sessuale.
Kohinoor, 15 anni, ci ha raccontato che la sua famiglia è stata minacciata da gruppi armati che volevano costringere la sorella al matrimonio.
“Si sentono spari giorno e notte. Viviamo nella paura costante. Mia sorella non riesce a dormire a causa del panico, e rimane inquieta tutta la notte. Non riusciamo nemmeno ad andare a scuola, vediamo persone armate. Quando andavo a scuola, sognavo di diventare medico da grande. Ora non posso nemmeno studiare per diventare medico perché qui si spara continuamente. Siamo spaventati, troppo spaventati per andare da qualsiasi parte. Rivogliamo la vita di prima, quando potevamo uscire di casa e muoverci liberamente, e potevamo giocare, leggere. Vorremmo che tutto fosse di nuovo come prima”.
Da sette anni, i bambini Rohingya non ricevono un'istruzione formale, i genitori e le persone che si prendono cura di loro non hanno un lavoro e per tutti i rifugiati sono aumentati i rischi di morire o di rimanere feriti a causa di incendi, inondazioni e frane, cui ora si aggiungono la violenza e l'insicurezza nei campi.
La paura di uscire ha determinato una riduzione del numero di persone che accedono ai servizi forniti dalla nostra Organizzazione. Allo stesso tempo, si è registrata una diminuzione del numero di volontari Rohingya nei campi profughi: gli operatori sanitari della comunità hanno descritto occasioni in cui avevano troppa paura di lasciare i centri sanitari da soli per le visite alle famiglie, interrompendo così l'accesso all'assistenza sanitaria dei rifugiati più vulnerabili.
La diminuzione degli aiuti significa che le risorse nei campi si stanno ulteriormente esaurendo e riescono a malapena a soddisfare le esigenze di sopravvivenza di quasi un milione di persone. È tempo di dare a oltre mezzo milione di bambini nei campi protezione, aiuti umanitari, accesso all’istruzione e opportunità di lavoro essenziali per garantire una vita dignitosa ai rifugiati: la promessa di una vita migliore e la speranza per il loro futuro.
Il nostro intervento
Siamo tra le principali ONG internazionali che operano nei campi di Cox's Bazar in Bangladesh. Forniamo servizi come la protezione dei bambini, l'accesso all'istruzione, ai servizi sanitari, all’acqua e ai beni alimentari e la distribuzione di alloggi. Lavoriamo in 29 dei 33 campi profughi Rohingya di Cox's Bazar e abbiamo raggiunto circa 600.000 rifugiati Rohingya, tra cui più di 320.000 bambini, dall'inizio del nostro intervento nel 2017.
Esortiamo il Bangladesh, i governi asiatici e la comunità internazionale a sostenere i rifugiati Rohingya. Maggiori aiuti, tutele legali, istruzione e opportunità di lavoro sono essenziali per garantire loro una vita dignitosa e piena di speranza.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa.