Minori italiani in povertà assoluta
Dal 2007 al 2012 i minori in povertà assoluta sono più che raddoppiati, passando da meno di 500 mila a più di un milione. Solo nel 2012, il loro numero è cresciuto del 30% rispetto all’anno precedente, con un vero e proprio boom al Nord e al Centro. Il Sud già fortemente impoverito ha conosciuto un aumento relativamente più contenuto e ha raggiunto la quota stratosferica di mezzo milione di minori nella trappola della povertà. Ma chi sono i bambini che non hanno il necessario per una vita dignitosa? Sono i figli di genitori disoccupati (+8,5% il tasso di povertà assoluta nelle famiglie senza occupati), oppure monoreddito ( +3,1% l’escalation della povertà), o ancora bambini i cui genitori hanno un livello d’istruzione basso. In una fase di grave recessione come quella che stiamo vivendo la misura del la povertà assoluta è lo strumento più efficace per cercare di valutare l’impatto della crisi e fornire un’idea, indicativa e parziale, delle difficoltà e dei bisogni cui va oggi quotidianamente incontro un numero crescente di bambini con i loro genitori. Ma quale condizione di vita descrive in concreto la classificazione statistica della “povertà assoluta”? Mentre la povertà relativa misura lo svantaggio di alcuni soggetti rispetto ad altri, rimandando in parte al concetto di diseguaglianza, la povertà assoluta descrive l’impossibilità per alcuni soggetti di accedere a quelli che in Italia consideriamo beni o servizi fondamentali “per accedere ad uno standard di vita accettabile”. Se questi, inclusi in un paniere minimo, sono gli stessi in tutto il paese, il loro costo può variare da zona a zona.
Per questa ragione le soglie della povertà assoluta sono mobili e variano sul territorio, a seconda della ripartizione geografica e dell’ampiezza del comune di residenza. Il paniere messo a punto nel 2005 da un’apposita commissione di esperti, diviso al suo interno in tre macro-componenti, ci aiuta a comprendere i bisogni essenziali individuati e di iniziare a rispondere in via indiretta alla domanda da cui siamo partiti. IN ITALIA GODE DI UNO STANDARD MINIMO ACCETTABILE:
- chi accede ad un’”alimentazione adeguata” secondo le proprie esigenze nutrizionali, valutate secondo il sesso e l’età. Il paniere non comprende spese per pasti e consumazioni fuori casa e nemmeno per le mense scolastiche, secondo il presupposto che i bambini delle fasce più disagiate godano di particolari esenzioni.
- Chi può disporre di “un’abitazione (in affitto ai prezzi di mercato) riscaldata e dotata dei principali servizi, beni durevoli e accessori”. Tra i criteri abitativi minimi si annoverano il riscaldamento, l’energia elettrica e alcuni beni durevoli (TV, frigorifero, lavatrice e cucina non elettrica); non fanno parte del paniere le spese per lavori di manutenzione e servizi domestici.
- Chi ha il “minimo necessario per arredare e mantenere l’abitazione,vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute”: un elenco di voci che comprende anche l’acquisto di beni primari per bambini, quali quaderni, materiali scolastici e l’accesso all’asilo nido.
Non fanno parte dei beni essenziali, il possesso di un mezzo di trasporto privato, le spese del carburante, il computer; sono fuori dal paniere anche i libri e le tasse scolastiche poiché se ne presuppone la gratuità. Guarda la mappa sull incidenza della povertà assoluta in Italia La storia di Paola, ragazza madre di 3 bambine, è un esempio concreto di quello che abbiamo appena descritto. Vive in una dimora piccolissima a Pianura, insieme a due fratelli e una mamma malata. Mangia solo grazie alla Caritas, piange ogni giorno per impossibilità di donare un futuro alle bambine, e neanche un presente sottolinea lei. Le fa male dover inventare continuamente scuse con le bambine quando le chiedono di andare al mare o fare una gita fuori porta, vive continui sensi di colpa. Cerca di non far pesare o mistificare lo stato di marginalità in cui vivono, mentre continua a cercare qualsiasi lavoro pur di smettere di dire alle figlie sempre No.
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