Le voci dei volontari: insieme ai ragazzi del Punto Luce di Palermo
Pubblichiamo oggi un contributo di Matteo Delmonte, del team di Diritti e Policy, che ha preso parte a un progetto di consultazione partecipata sulla povertà minorile con due gruppi di ragazzi/e di Napoli. Attraverso un laboratorio i ragazzi sono stati informati sui loro diritti e hanno deciso di raccontarsi.
I ragazzi dei quartieri sono cattivi giorno e sera, ma sono buoni come il pane se gli dessimo una mano
I Quartieri Spagnoli sono in pieno centro a Napoli, si affacciano su Piazza del Plebiscito e su via Toledo, ma allo stesso tempo sono una periferia della città. È la zona che i turisti guardano con curiosità magari senza addentrarsi troppo, fotografando con potenti zoom gli angoli più caratteristici e la zona di cui molti napoletani non vogliono sentire parlare per l’immagine che dà della città; nella sue strade ci sono codici particolari, come in troppe periferie e lì i bambini e i ragazzi crescono in fretta, troppo in fretta. Soccavo è una delle tante periferie dimenticate e lasciate a se stesse, palazzoni tutti uguali, mancanza di servizi, parchi inutilizzabili dai bambini perché lì comandano altre logiche, altri interessi, quando fa buio bisogna affrettarsi a casa e in generale rimane un grande punto interrogativo sul futuro di chi il quartiere lo abita.
A Soccavo e nei Quartieri Spagnoli vive, gioca e cresce una moltitudine di bambini e ragazzi che non ha imparato a sognare, non sa come si fa, non se lo può permettere.
Durante l’estate del 2013 abbiamo iniziato un percorso con alcuni di questi ragazzi grazie alle associazioni AQS e Orsa Maggiore, ci interessava e ci interessa sapere cosa pensano, cosa fanno e come vivono la situazione che li circonda, come vivono la povertà. Perché sì, anche se spesso non si tratta solo di povertà economica, questi ragazzi vivono la povertà. La povertà ha molte facce, la povertà dei bambini non è la stessa povertà dei loro genitori: povertà per questi ragazzi di Napoli è non avere la possibilità di crescere in un ambiente sereno e protetto, non potere realizzare i propri talenti e le proprie aspirazioni, non sapere come fare per migliorare le cose e troppo spesso non credere che le cose possano cambiare. Abbiamo iniziato un percorso di consultazione partecipata con questi ragazzi per fare in modo che ragionassero su se stessi, sul gruppo di cui fanno parte, sulla situazione che li circonda, sui problemi che vivono e vedere se insieme si possono cambiare le cose. I ragazzi hanno deciso di raccontarsi tramite una telecamera o a volte un telefonino e di intervistarsi a vicenda, di chiedersi l’un altro come vivono la discriminazione di cui si sentono vittime, come vivono le relazioni con la scuola e con la giustizia, con la salute e la povertà economica con la violenza e con lo sport.
Ne è emersa una sostanziale sfiducia verso l’esterno, verso gli adulti e in particolar modo verso chi gestisce il potere. Le persone di cui si fidano sono gli operatori delle organizzazioni che con loro lavorano ogni giorno e condividono le stesse gioie e frustrazioni. I ragazzi vivono una mancanza di opportunità, mancanza di servizi, si sentono abbandonati senza nessuno che creda in loro e che sia interessato a loro e ai loro pensieri. I ragazzi si sentono discriminati, la giustizia viene vista come lontana e la giustizia sociale nelle loro vite ha fallito. La scuola per alcuni è ancora vista come una possibilità un qualcosa che “dà futuro”, per altri semplicemente inutile, per i professori svogliati o la mancanza di stimoli. Povertà è anche il non sentirsi protetti dalla violenza, sia della camorra che della polizia, come dei bulli, sapersi minacciati ed impotenti. Povertà è non avere uno spazio dove crescere, giocare e divertirsi e non si capisce perché gli spazi a volte ci sono ma sono abbandonati, pericolosi e inaccessibili e sembra impossibile vederli messi a disposizione della comunità e dei ragazzi. [cycloneslider id="le-citazione-dei-ragazzi-di-napoli"]
Non è facile parlare di diritti e in particolare dei diritti dell’infanzia con bambini e ragazzi che quotidianamente vedono i loro diritti violati. Quando parli di povertà, diritti e futuro con questi ragazzi è fondamentale non stigmatizzare, non giudicare e allo stesso tempo non illudere i ragazzi infondendo loro false speranze, piuttosto stimolandoli a crescere e assumere una consapevolezza di se stessi e impegnarsi in un progetto, qualunque questo sia. Poi se il sogno diventa progetto e il gruppo lo fa proprio allora sì che le cose possono davvero cambiare. Ciò che più ha arricchito noi operatori in questa esperienza è stata la gioia di condividere, giocare e sentirsi a loro accettati come pari parlando di sogni infranti e sofferenze, ma anche giocando a calcio o basket. Il lavoro svolto, le attività messe in pratica l’apertura e la serenità dei ragazzi non sarebbero stati possibili senza gli operatori e soprattutto senza una persona, di recente scomparsa prematuramente, e che con l’ esempio e la fantasia ogni giorno aiutava questi ragazzi a sentirsi accettati, li ascoltava, lottava insieme a loro e li faceva sentire apprezzati e importanti. Ciao Mimmo, noi, come loro non ti dimenticheremo.