Che nessuno resti indietro: l'educazione inclusiva
La Campagna Globale per l’Educazione è un movimento internazionale della società civile creato nel 1999 che mira a porre fine alla crisi dell’educazione globale. L’educazione è un diritto umano fondamentale e la missione della GCE è di assicurare che i governi agiscano concretamente e subito affinché un’educazione pubblica, libera e di qualità sia garantita a tutti. La mobilitazione dei cittadini è strumento importante ed efficace come azione di dialogo e di pressione sui politici e sui funzionari governativi: pertanto ogni anno la GCE promuove contemporaneamente in più di 100 paesi la Global Action Week, che quest’anno si sta svolgendo proprio in questa settimana (4-10 Maggio). Organizzazioni, associazioni, rappresentanti istituzionali e della società civile, ma soprattutto studenti e insegnanti sono coinvolti nella riflessione su un tema molto rilevante: “Uguali Diritti, Pari Opportunità: l’educazione inclusiva e disabilità”. La Coalizione Italiana, composta dalle maggiori organizzazioni che si occupano di educazione, tra cui Save the Children Italia, ha voluto estendere ulteriormente il focus tematico all’educazione inclusiva come pre-condizione irrinunciabile per un’eduzione di qualità per tutti. Anche noi volontari di Save the Children Italia siamo impegnati in questi giorni in moltissime scuole italiane, per sviluppare con i bambini e ragazzi, tramite un approccio partecipativo, coinvolgente, laboratoriale, una riflessione e un dibattito sulle difficoltà di molti ad avere accesso all’istruzione o a poter pienamente apprendere, e le minori opportunità di crescita che questa situazione comporta. Le attività che proponiamo mirano ad accrescere la consapevolezza di bambini e adolescenti dei propri diritti, li stimolano a confrontarsi con la diversità, a comprendere che è un valore ed una opportunità per tutti, ad interrogarsi su quello che ciascuno può fare per aiutare l’altro o per essere aiutato, a sviluppare pertanto il senso della solidarietà attiva, della responsabilità individuale e comunitaria, delle possibilità e potenzialità di ognuno. Personalmente prendo parte alla GAW da vari anni: ho avuto sempre il piacere e la soddisfazione di incontrare bambini e ragazzi curiosi, interessati, disponibili a partecipare, vogliosi di capire e di sapere, così come insegnanti attente, sensibili e di mentalità aperta. La GAW ci dà la possibilità di far incontrare associazionismo, volontariato e scuola per realizzare esperienze utili a diffondere i valori dell’accoglienza, della solidarietà, del rispetto, della partecipazione, la conoscenza, la sensibilizzazione, contribuendo al percorso formativo e allo sviluppo dell’alunno-studente. E’ una grande finestra sul mondo che mi circonda, perché solo entrando veramente dentro la scuola, seppure per poche ore, si ha la possibilità di conoscere e di capire la realtà e le sfide per il futuro della nostra società contemporanea. Entrare in classe ed essere accolti da tanti occhi curiosi, un poco intimiditi, visi che si aprono subito ad un sorriso non appena li saluti semplicemente con “Ciao, sono Francesca”, mani che si alzano all’inizio titubanti, poi sempre più convinte e decise, parole sussurrate ma infine asserite con convinzione, fantasia e creatività, l’attenzione ai particolari (la scritta bianca sulla maglietta rossa che diventa subito una gara per tradurre), sono per me un’emozione, un piacere e un divertimento sempre nuovi. Esco da quelle classi con grande soddisfazione, una speranza più serena, una motivazione al mio impegno rinnovata e confortata, con la certezza che una mia parola o un mio gesto sono un piccolo seme che potrà svilupparsi. In questi giorni ho incontrato alcuni classi di scuola secondaria di primo grado, più di 100 ragazzi e ragazze in totale, in incontri distinti: classi composte da molti colori, di tante lingue e culture che si confrontano, da tanti bisogni diversi, da alcune difficoltà, che forse talvolta solo noi adulti notiamo e su cui ci soffermiamo; classi dove l’integrazione è una realtà di fatto, perché quello che conta per i bambini è l’amicizia, ma sono anche classi dove spesso la convivenza è faticosa, dove esprimere i proprio bisogni e desideri è problematico, per la paura di essere isolati, dove riuscire ad apprendere qualche volta è una battaglia quotidiana, dove la paura del giudizio dei pari o degli adulti diventa bloccante. Le ragazze e i ragazzi hanno saputo esprimere con grande sensibilità il loro sentire e le loro proposte: lo testimoniano le loro vignette, i loro disegni, le loro frasi e la sincerità e la convinzione profonda con cui le pensano e le scrivono.
- Edoardo: “Al mio compagno che non può scrivere, gli presto le mie mani e scrivo per lui. A quello non vedente gli posso prestare i miei occhi”.
- Ilaria: “Le faccio sentire che le voglio bene, standole vicino, l’accompagno e può fare i compiti insieme a me”
- Alessia, Giulia, Martina: “Facciamo crescere i bambini in difficoltà, INSIEME possiamo coniugare il verbo AIUTARE”
- Mattia, Alex, Sofia: “Possiamo imparare il linguaggio dei gesti anche noi per comunicare con il nostro amico che non ci sente e non parla. Così abbiamo anche una lingua segreta tra noi”
- Marika, Anastasia, Saira, Giulia: “Facciamo una colletta tra noi per potergli comperare le penne e i quaderni”
- Anna: “Rispiego la lezione alla mia compagna che fatica a capire, usando oggetti semplici”
- Gaia, Francesca, Giulia: “Con la nostra amicizia, senza escluderla dalle attività, possiamo starle vicino e aiutarla nella sua autostima”
- Sara, Denise: “Mi siedo vicino a lei per leggerle il testo, glielo spiego lentamente, in modo semplice, così che possa memorizzarlo. Cerco di aiutarla a capire che con l’impegno si può raggiungere la meta.”
- Dimitri, Alessandro, Mattia: “Accompagno a scuola il mio compagno sulla sedia a rotelle, lo aiuto a salire in ascensore. Oppure gli porto gli appunti o gli registriamo la lezione sull’iPod così la può ascoltare a casa”.
- Riccardo, Sofia, Annarita: “Gli raccontiamo il mondo che non può vedere”
Solo un’educazione fattivamente inclusiva può assicurare che davvero il diritto all’istruzione sia universalmente garantito, in particolare alle fasce della popolazione maggiormente svantaggiate o esposte a forme di esclusione, causate da condizioni di povertà, di genere, geografiche, politiche, economiche, religiose o di altra natura. I disegni dei ragazzi [cycloneslider id="global-action-week-nelle-scuole"] Francesca Arzone Francesca Arzone è la referente dei volontari di Save the Children in Veneto. Laureata in Scienze Statistiche a Padova, ha lavorato per oltre vent'anni in una grande multinazionale farmaceutica a Verona, ricoprendo incarichi manageriali. Da alcuni anni ha intrapreso un percorso formativo in psicomotricità educativa, e sui processi e i disturbi di apprendimento in età scolare: fornisce supporto a bambini e ragazzi con difficoltà scolastiche ed educative. Ha frequentato un master in cooperazione internazionale allo sviluppo a Bruxelles e il master di Fund Raising Management a Bertinoro (Forlì).