Atlante dell'Infanzia- i minori e la crisi
Tra il 2007 e il 2012, la spesa media mensile dei nuclei con bambini si è ridotta di 138 euro (pari al 4,6%), quasi il doppio rispetto a quanto accaduto sul totale delle famiglie. I tagli sono andati a colpire soprattutto l’abbigliamento, i mobili e elettrodomestici, la cultura, il tempo libero e i giochi: quelli più consistenti si registrano al Sud e al Centro (rispettivamente - 2,56 e 1,82) per quanto riguarda il vestiario, al Nord per la sanità (-0,66%) e nuovamente nel Mezzogiorno per il tempo libero e la cultura (-0,90 punti percentuali). Per quanto riguarda la spesa alimentare, nel 2012 il 66% di famiglie con figli - ovvero ben 4 milioni 400 mila nuclei familiari con prole - ha ridotto la qualità/quantità della spesa per almeno un genere alimentare. Il default dei servizi sociali e degli enti locali Sono oltre 650 mila i minori che vivono in comuni completamente falliti (72) o sull’orlo della bancarotta (52). Amministrazioni costrette ad alzare al massimo le tasse per le prestazioni fondamentali o anche a ridurre alcuni servizi cruciali, come si evince dal calo (-0,5%) - per la prima volta dal 2004 - di bambini iscritti agli asili comunali nel 2011-2012. L’ascesa della povertà infantile Dal 2007 al 2012 i minori in povertà assoluta2 sono più che raddoppiati, passando da meno di 500 mila a più di un milione. Solo nel 2012, il loro numero è cresciuto del 30% rispetto all’anno precedente, con un vero e proprio boom al Nord (+ 166 mila minori, per un incremento del 43% rispetto al 2011) e al Centro (+41%). Il Sud già fortemente impoverito ha conosciuto un aumento relativamente più contenuto (+20%) e raggiunto la quota stratosferica di mezzo milione di minori nella trappola della povertà. Ma chi sono i bambini che non hanno il necessario per una vita dignitosa? Sono i figli di genitori disoccupati (+8,5% il tasso di povertà assoluta nelle famiglie senza occupati), oppure monoreddito ( +3,1% l’escalation della povertà), o ancora bambini i cui genitori hanno un livello d’istruzione basso. Fra i nuclei familiari con capo-famiglia privo di titolo di studio, l’incidenza della povertà assoluta è stata del 3,1%. “Tra povertà economica e povertà educativa c’è una stretta relazione e l’una alimenta l’altra in un circolo perverso”, sottolinea Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children Italia. “Se si comparano i consumi di una famiglia in povertà con una benestante, si rileva che, nella prima, le spese per il pane e il cibo assorbono quasi il 35% del reddito mensile a fronte dell’11% circa di una famiglia più agiata. Così, i meno abbienti cercano di risparmiare dove possono e finisce che all’istruzione - libri scolastici, lezioni private, rette - possano destinare appena 11 euro al mese e 24 alla cultura, tempo libero e gioco a fronte dei 360 euro delle famiglie più abbienti. Questo deficit di spesa educativa delle famiglie in povertà non è compensato da investimenti pubblici su welfare ed educazione, con il risultato che i bambini più poveri vivono una gravissima contrazione delle opportunità educative indispensabili per la loro crescita”. Minori sotto sfratto Negli ultimi 5 anni sono stati emessi quasi 300 mila provvedimenti di sfratto per morosità e ne sono stati eseguiti 100 mila. Nel 2012 le ingiunzioni per morosità hanno superato, per la prima volta, quota 60 mila: ogni 10 sfratti emessi, 9 sono dovuti alla difficoltà o impossibilità delle famiglie di fare fronte alle spese per la casa. Un’ incertezza abitativa che va di pari passo con la precarietà di molte sistemazioni: 1 milione e 344 mila tra bambini e ragazzi, il 12% della popolazione di riferimento, vive in situazioni di particolare disagio - sovraffollamento, alloggi privi di alcuni servizi e con problemi strutturali - con un incremento del 25% rispetto al 2007.