All’inizio del nuovo semestre europeo
All’inizio del nuovo semestre europeo il nostro pensiero va a quarantacinque persone, le ultime vittime, in ordine di tempo, della traversata verso l’Italia, morte mentre erano stipate in un peschereccio assieme ad altre cinquecento. Non conosciamo la loro storia, i loro volti, ma sappiamo che fanno parte di un grande flusso di profughi che sta cercando di arrivare in ogni modo in Europa, lasciandosi alle spalle guerre, regimi dittatoriali e povertà estrema. Da gennaio sono approdate sulle coste italiane circa 60mila persone, per la maggior parte eritrei, siriani, egiziani e sub sahariani. Tra questi 9.500 minori, dei quali più di 6.000 hanno intrapreso il viaggio da soli, senza adulti di riferimento. I minori che viaggiano da soli – adolescenti, e in qualche caso poco più che bambini - sono i più esposti a rischi, anche una volta giunti sulla terraferma, perché facilmente possono cadere nelle mani di sfruttatori e di trafficanti, soprattutto se non trovano subito adulti affidabili, in grado di prendersi cura di loro e di accompagnarli nella costruzione del loro futuro in una terra che non conoscono. Per loro, tante associazioni (AIBI, Amnesty International, Caritas Italiana, Centro Astalli, CIR, CNCA, CNCM, Comunità di Sant’Egidio, Emegency, Intersos, Save the Children Italia, Terre des Hommes) hanno lanciato insieme un appello. Abbiamo detto al Governo che è indispensabile garantire una accoglienza dignitosa ai minori fin dal momento del loro arrivo in Italia. Allo stesso tempo, abbiamo chiesto al Parlamento di varare al più presto la legge, attualmente in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali, che Save the Children quasi un anno fa ha presentato con i parlamentari delle forze politiche di maggioranza e opposizione, per dare finalmente vita ad un sistema nazionale di accoglienza e protezione per i minori migranti. Non solo l’Italia, ma l’Europa nel suo insieme deve assumere una responsabilità. Vogliamo che questo sia un punto qualificante del nuovo semestre a guida italiana. Sappiamo che non sarà un compito facile e che la strada è tutta in salita. Vogliamo un’Europa che sappia onorare la sua storia, quella dei tanti profughi che da qui sono fuggiti, nel secolo scorso, per cercare accoglienza altrove e dei tanti suoi piccoli che durante e dopo le due guerre mondiali hanno avuto bisogno di soccorso. “Il solo linguaggio universale è il pianto di un bambino”, diceva Eglantyne Jebb, la fondatrice di Save the Children, novant’anni fa. Speriamo che le istituzioni europee sappiano ascoltare anche oggi i pianti che vengono dal Mediterraneo, e che sappiano esercitare a pieno il loro ruolo per la promozione dei diritti universali dei bambini.