300 giorni di guerra a Gaza: continuiamo a perdere vite umane
Bisan/Save the Children
La situazione a Gaza dopo quasi 300 giorni dall'inizio della guerra è drammatica: continuano gli attacchi aerei israeliani nelle aree di Gaza in cui le organizzazioni umanitarie cercano di distribuire, compreso nelle “zone sicure” designate dalle forze israeliane. La popolazione continua a ricevere ordini di trasferimento. La chiusura e il mal funzionamento delle frontiere stanno ostacolano la consegna di aiuti. L'avvertimento proviene da 20 agenzie umanitarie in un rapporto sull'accesso umanitario pubblicato oggi.
A quasi 300 giorni dall'inizio della guerra continuiamo a perdere vite umane.
Stiamo facendo tutto il possibile, ma solo con il cessate il fuoco immediato possiamo salvare le persone a Gaza.
300 giorni di guerra a Gaza
Le Nazioni Unite hanno segnalato che a partire da aprile c'è stata una riduzione del 56% nel volume medio giornaliero degli aiuti umanitari in ingresso a Gaza. Questa situazione, insieme al crollo del sistema sanitario e ai continui ordini di evacuazione, sta generando un grave sovraffollamento rendendo ancora più grave l'esaurimento delle risorse, di per se già limitate.
Ma tra gli aggiornamenti più gravi, sta aumentando notevolmente il rischio di malattie infettive e trasmesse tramite l'acqua: il 23 luglio, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito dell'elevato pericolo di diffusione del virus della polio a Gaza, a seguito della rilevazione di tracce virali in sei campioni di acque reflue. L'OMS ha inoltre avvertito che decine di migliaia di bambini sotto i cinque anni sono ora a rischio di contrarre la poliomielite e non si può escludere la possibilità di una diffusione internazionale oltre Gaza.
Attacchi alle zone sicure
Il recente intensificarsi dei bombardamenti aerei nella zona centrale di Gaza, dove ai civili che prima si rifugiavano a Rafah è stato detto di fuggire, è stato particolarmente letale. Al 23 luglio il bilancio delle vittime a Khan Younis è salito a 73 morti e 270 feriti, secondo il Ministero della Sanità di Gaza.
Continui ordini di trasferimento
A quasi 300 giorni dall'inizio della guerra a Gaza, i civili sono costantemente sottoposti a ordini di trasferimento da aree ritenute sicure, in precedenza, e con un tempo non sufficiente per permettere loro l'evacuazione.
Più di 190.000 palestinesi sono stati sfollati in quattro giorni a Deir Al Balah e Khan Younis, il sito dell'ultima offensiva israeliana. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che oltre l'80% di Gaza è stato sottoposto a ordini di evacuazione o designato come “no-go zone” dalle forze israeliane, facendo concentrare 1,9 milioni di sfollati interni in circa il 17% della Striscia.
Aiuti umanitari paralizzati
Nel frattempo, i valichi di frontiera sono chiusi e mal funzionanti e gli attacchi alle agenzie umanitarie continuano a parallizare gli sforzi umanitari.
Molte organizzazioni hanno i rifornimenti in attesa, ma la zona di scarico al valico di frontiera di Kerem Shalom/Karam Abu Salem, sul lato di Gaza, è bloccata da settimane a causa dell'alto livello di insicurezza, delle operazioni militari israeliane e del rischio di saccheggi, conseguenza dell'aumento dei bisogni delle famiglie.
I nostri team nei Territori Palestinesi Occupati sono riusciti a far entrare a Gaza 4 camion (80 pallet) di forniture mediche su un convoglio, dopo aver aspettato al valico di Kerem Shalom al caldo per oltre un mese, a seguito delle ostilità sul lato di Gaza del confine. I 4 camion contenevano farmaci standard come antibiotici e farmaci per le malattie cardiache. Tuttavia, ci dicono di non essere riusciti a far arrivare in tempo a Gaza le forniture mediche critiche, mentre le strutture sanitarie si affidano alle forniture delle agenzie delle Nazioni Unite, anch'esse in esaurimento.
I nostri team hanno anche 17 pallet di medicinali a temperatura controllata bloccati ad Al-Areesh, in Egitto, tra cui 4 scatole che richiedono una refrigerazione continua. Il Coordinatore delle attività governative nei Territori (COGAT) di Israele autorizza solo i camion a pianale, non i camion chiusi necessari per il trasporto di queste forniture, con il risultato di respingere ripetutamente le nostre spedizioni a temperatura controllata. Altre agenzie umanitarie hanno confermato di dover affrontare sfide simili.
Il Direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente, Jeremy Stoner, ha dichiarato: “Stiamo facendo tutto il possibile per salvare le vite dei bambini a Gaza, ma il nostro lavoro diventa ogni giorno più impegnativo. Lo sfollamento forzato di civili in aree che non possono accoglierli sta causando una catastrofe umanitaria di livello completamente nuovo. Non c'è più spazio e le scorte salvavita sono a malapena sufficienti per mantenere in vita i bambini. Senza l'accesso all'assistenza critica, si continuerà a perdere vite umane.”
Attacchi agli operatori umanitari
Gli operatori umanitari non sono risparmiati dalla violenza.
Il 13 luglio sono stati uccisi due membri dello staff palestinese della ONG partner di War Child, mentre un altro membro dello staff è stato ferito e tutti e quattro i suoi figli sono stati uccisi in un attacco aereo a Nuseirat. Anche la casa di un membro dello staff di ActionAid è stata bombardata, uccidendo le sue quattro figlie, mentre il membro dello staff rimane in condizioni critiche.
A dicembre, un membro del nostro staff è stato ucciso insieme alla moglie e ai quattro figli da un attacco aereo israeliano e da allora gli operatori umanitari hanno continuato a essere presi di mira. Il personale umanitario non dovrebbe mai essere un obiettivo e le operazioni umanitarie, compresi i convogli e i magazzini, devono essere protette.
Il nostro intervento
Forniamo servizi e sostegno essenziali ai bambini palestinesi dal 1953 e attualmente lavoriamo 24 ore su 24 per fornire alle famiglie di Gaza beni di prima necessità: acqua potabile, cibo, prodotti per l'igiene, materassi, coperte, kit per l'apprendimento, rifugi, giocattoli e giochi. Forniamo sostegno psicologico e sanitario ai bambini e alle loro famiglie e consegniamo contanti alle famiglie per aiutarle a comprare beni di prima necessità.
Tuttavia, le condizioni di base per raggiungere le famiglie devono essere stabilite dal governo di Israele, togliendo l'assedio e facilitando l'accesso umanitario senza ostacoli nella Striscia di Gaza, e tutte le parti devono fermare le ostilità.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa.